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Il diritto ha bisogno della compassione per mirare alla giustizia e al bene. In un Tribunale ecclesiastico è la salvezza la legge suprema cui ogni aspetto deve ispirarsi e uniformarsi. Questa la cornice che il vescovo e moderatore del Tribunale ecclesiastico diocesano, monsignor Giuseppe La Placa, ha voluto dare alla cerimonia di apertura dell’Anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico di Ragusa.
“Dietro i numeri – ha ricordato – ci sono persone concrete, anche dolorose. Siamo chiamati al bene delle persone ponendosi in ascolto con atteggiamento di compassione. Diritto e compassione devono sempre camminare insieme”.
I lavori erano stati aperti dal cancelliere e difensore del vincolo, don Paolo La Terra, che ha evidenziato l’importanza di una istituzione come il Tribunale ecclesiastico nella vita della Diocesi.
Il vicario giudiziale, don Maurizio Di Maria, nella sua relazione ha evidenziato come il nostro Tribunale diocesano viva “con grande impegno la sua vocazione di ricerca della verità” provando a rispondere con la necessaria celerità. “Essere celeri, tuttavia, non vuol però dire – ha tenuto a evidenziare – essere superficiali”.
L’anno appena concluso ha visto il Tribunale ecclesiastico di Ragusa impegnato nell’emettere sette sentenze di cause matrimoniali (erano state dieci l’anno precedente). Nelle cause matrimoniali trattate, hanno tenuto a evidenziare sia il vicario giudiziale che il difensore del vincolo don Paolo La Terra, si è sempre avuta la possibilità di ascoltare entrambe le parti. Tale aspetto ha sicuramente aiutato il Collegio giudicante a compiere un giudizio quanto più attinente alla realtà dei fatti. “La nullità di matrimonio – ha aggiunto don Maurizio Di Maria – non è attribuire ragioni e torti, all’una o all’altra parte, ma afferma un principio di verità giuridica circa una determinata realtà matrimoniale”.
Prima che il Vescovo moderatore dichiarasse ufficialmente aperto l’anno giudiziario 2025 del Tribunale ecclesiastico diocesano di Ragusa, il presidente del Tribunale, Francesco Paolo Pitarresi, ha tenuto la sua prolusione soffermandosi sugli aspetti procedurali e le prospettive giurisprudenziali della delibazione di una sentenza ecclesiastica. Il riconoscimento da parte dello Stato e della Giustizia italiana di una sentenza ecclesiastica non è un argomento che possa interessare solo i giuristi. Il presidente Pitarresi ha affrontato il tema soffermandosi sugli aspetti sia civili che canonici di una sentenza inquadrando il tutto nel contesto più ampio dei rapporti tra la Stato italiano e la Chiesa Cattolica e nella cornice di un diritto universale che non può prescindere dal rispetto dei diritti di tutti.