Il PNRR e il suo sviluppo secondo la dott.ssa Natalia Carpanzano

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Gli addetti ai lavori conoscono perfettamente l’acronimo PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che dal 2021 fornisce una vera e propria boccata di ossigeno agli enti pubblici comunali, facendoli accedere – previa programmazione e progettazione – a somme considerevoli per realizzare interventi e attività a favore del tessuto sociale, urbano e infrastrutturale delle rispettive città. I Comuni hanno dovuto far fronte a diverse criticità, tra cui certamente la mancanza di adeguate competenze interne, in grado di sostenere questa sfida senza precedenti. Per realizzare piccole e grandi opere finanziate dal PNRR servivano ingegneri, project manager, esperti rendicontazione e monitoraggio, addetti alla transizione digitale. Parliamo della gestione, per quanto riguarda i comuni del sud Italia, di circa 22 miliardi di euro, una sfida progettuale economicamente rilevante con dettami tecnici stringenti come previsto nel PNRR e nella Programmazione comunitaria 2021-2027. Da qui la riflessione odierna con chi si occupa giornalmente di questo settore soprattutto in Sicilia. La dottoressa Natalia Carpanzano ha una visione a 360° della realtà della provincia di Ragusa, in ordine alla funzionalità, progettualità, programmazione, project management di progetti finanziati a valere su fondi europei.

 

D: Quale il suo ruolo in questo Mare Magnum rappresentato dal PNRR?

R: Supporto i Comuni e gli enti del terzo settore nell’individuazione del bando più congruo valutando ogni specifica necessità. Opero una valutazione di fattibilità e accompagno il Comune nella redazione della proposta progettuale e della sua trasmissione agli uffici preposti. Dopo l’accettazione del finanziamento, svolgo attività di supporto alle attività di monitoraggio e rendicontazione, compresa l’assistenza nelle procedure di affidamento dei servizi e lavori. Ho certamente semplificato i vari passaggi, ma si tratta di operazioni complesse ed articolate che spesso richiedono molto tempo e una struttura ben oliata per poter portare a casa il risultato.

D: Quale la situazione nel ragusano in ordine al lavoro e alla programmazione svolta dai Comuni, tenendo conto delle potenzialità, delle eccellenze, delle criticità e alla fine dei risultati?

R: La situazione nel ragusano è abbastanza variegata. Come in ogni provincia, è stata attivata presso la Prefettura una cabina di coordinamento con lo scopo di favorire le sinergie tra i Ministeri (in qualità di enti erogatori) ed i soggetti attuatori operanti nel territorio (ovvero gli enti locali), e di monitorare la messa a terra, ossia realizzazione, dei progetti finanziati. Purtroppo l’implementazione dei progetti ha risentito di fattori peculiari all’interno di ogni singolo Comune, ovvero la mancanza, di massima, della disponibilità di figure specializzate e, in alcuni casi, ha avuto un ruolo determinante anche la tenuta della stabilità politico-amministrativa, che non è un fattore di second’ordine in un’ottica di programmazione a medio e lungo termine.

D: Non entrando nel merito delle classifiche, si potrebbe avere il polso della situazione rispetto a come i comuni iblei hanno ‘risposto’ a questa grande possibilità?

Le classifiche lasciano il tempo che trovano, ma indubbiamente i migliori risultati in provincia sono stati ottenuti dal Comune di Ragusa, forte della presenza di risorse umane di alto livello e che ha inoltre istituito un apposito ufficio per la gestione amministrativa dei finanziamenti PNRR. Da annoverare anche Scicli che merita una menzione speciale per essere riuscita a intercettare importanti finanziamenti sia con il PNRR che tramite la Regione Sicilia, con progetti che cambieranno radicalmente il volto della città e apporteranno sostanziali migliorie anche nelle frazioni marinare, che alcune volte vengono considerate le ‘cenerentole’ della programmazione. Non particolarmente performante Pozzallo, comune che ha in una prima fase intercettato fondi importanti, ma che poi non ha dato seguito all’azione intrapresa nel momento dell’implementazione dei progetti. Mi riferisco alla mancata implementazione del progetto vinto a valere sul bando per i Servizi e Infrastrutture Sociali di comunità destinato a supportare i minori con disabilità e minori stranieri non accompagnati, alla perdita di un finanziamento per la creazione di un Centro per il Riuso e a quello per la realizzazione di una pista ciclopedonale.

D: Oggi i Comuni e i loro amministratori sanno ‘parlare’ il linguaggio del PNRR?

Gli amministratori conoscono bene il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, forse, in taluni casi non hanno avuto consapevolezza di quanto potesse diventare un valido strumento e in altri casi anche stravolgere l’assetto di una comunità. Molti ci hanno creduto e ricorrendo al principio giuridico del ‘buon padre di famiglia’ hanno fatto in modo di creare le basi e anche la continuità per progettare e seguire i rispettivi iter. Qualcuno, probabilmente, non ha dedicato la giusta importanza riservando più attenzione ad altro e così ha perso un’occasione veramente fondamentale, di cui poi risponderà alle proprie comunità. Certo è che oggi le amministrazioni virtuose hanno fatto il bene dei loro territori e, al di là di questioni politico-amministrative che non rientrano certamente nel mio spettro di azione ma che tuttavia incidono sul lavoro che si svolge, hanno consentito alle città e ai cittadini di avere un valore aggiunto.