La Polizia di Stato, su disposizione di questa DDA, ha dato esecuzione questa mattina ad un’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania che ha applicato la custodia cautelare in carcere nei confronti di 22 soggetti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegali di armi da sparo con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa e ricettazione.
L’indagine – che costituisce l’esito di una articolata attività investigativa coordinata da questa Direzione Distrettuale Antimafia di Catania e condotta dalla S.I.S.C.O. (Sezione Investigativa di Catania del Servizio Centrale Operativo) di Catania e dalla Squadra Mobile di Siracusa – è lo sviluppo dell’attività che aveva portato, nel marzo del 2024, all’emissione, da parte di questa DDA, di 4 decreti di fermo, per i reati di associazione mafiosa e porto di arma da fuoco, nei confronti del soggetto ritenuto gravemente indiziato di essere il reggente del clan Attanasio. Si tratta di Giuseppe Guarino e di 3 suoi stretti collaboratori, i quali, secondo l’impostazione accusatoria condivisa dal Giudice avevano assunto il controllo degli affari criminali all’interno del quartiere noto come “Borgata”.
Le evidenze investigative confluite nell’ordinanza cautelare eseguita oggi hanno consentito di far emergere anche l’operatività, nella zona nord di Siracusa, del “gruppo della via Italia 103” anch’esso (sempre secondo gli inquirenti) riconducibile al clan Attanasio ed attivo nel traffico di droga e nelle bische clandestine, in collaborazione con il gruppo della Borgata.
Dalle indagini sarebbe emerso, a livello di gravità indiziaria, il quadro complessivo dell’attività delinquenziale posta in essere attraverso le condotte tipiche del reato di associazione di stampo mafioso, quali il compimento di atti di violenza ed intimidazione, anche con uso di armi da fuoco, per imporre la propria gestione criminale nel territorio di pertinenza, garantendo, attraverso i proventi dell’attività che confluivano nella cassa del clan, il mantenimento in carcere dei detenuti e l’assistenza ai loro familiari, nonché il pagamento degli stipendi ai sodali; il narcotraffico è risultato essere l’attività principale. A gestire le bische clandestine anche una donna che è stata destinataria di custodia in carcere in qualità di concorrente esterno nel delitto associativo.
Attraverso le attività di intercettazione e le dichiarazioni di collaboratori di giustizia sarebbe anche emerso che Alessio Attanasio (condannato quale capo del sodalizio detenuto in regime di 41bis, ma tornato in libertà per una settimana durante il mese di luglio 2022) avrebbe assegnato i ruoli di responsabili dei gruppi della Borgata e della via Italia, percependo, attraverso la propria compagna, quote dei proventi degli affari illeciti. Sempre secondo l’accusa la donna, Anna Giustolisi (oggi arrestata in quanto gravemente indiziata di partecipazione ad associazione mafiosa) aveva assunto un ruolo di particolare valenza, seppur non direttivo ma di mera partecipazione, ed avrebbe impartito disposizioni al reggente del gruppo Borgata in merito alle modalità di risoluzione dei conflitti, all’utilizzo del denaro provento degli affari illeciti ed all’impiego dei soggetti affiliati. Avrebbe inoltre messo a disposizione degli affiliati il suo esercizio commerciale per riunioni ed incontri.
Secondo quanto emerso dalle indagini i ruoli erano distribuiti tra gli affiliati, cui erano attribuite specifiche mansioni sulla base della collocazione gerarchica all’interno del gruppo. Il reggente della Borgata, attivandosi nel dare un nuovo assetto al sodalizio, ne aveva infatti riorganizzato le attività criminali, impartendo precise direttive a tutti i partecipi in ordine alla gestione delle attività illecite ed avvalendosi di un proprio uomo di fiducia, individuato quale responsabile del traffico di droga, sia per i rifornimenti che per lo smercio di tutte le sostanze stupefacenti trattate: cocaina, crack, hashish e marijuana. La Polizia ha inoltre individuato due canali abituali di fornitura, rappresentati da due soggetti catanesi (anche loro destinatari di misura cautelare). Ricostruita, poi, la linea degli spacciatori all’interno della piazza di spaccio della Borgata che, è emerso dalle indagini, venivano pagati con veri e propri stipendi, per lo più settimanali.
Grazie all’indagine, infine, è stata messa in luce, sempre a livello indiziario, la pronta disponibilità di armi e di relativi immobili dove occultarle da parte del sodalizio, che permetteva al gruppo criminale di esercitare la propria forza intimidatrice e riaffermare — se necessario — la propria egemonia sul territorio. Porprio in questo contesto, secondo gli inquirenti, va individuato quanto accaduto il 19 gennaio 2024 quando alcuni appartenenti sia al gruppo Borgata che al gruppo della via Italia hanno esploso dei colpi di arma da fuoco all’indirizzo dell’abitazione di Alfio Garofalo. Da questo episodio, poi, scaturì il decreto di fermo del marzo 2024.
Nel corso dell’indagine, inoltre, sono state sequestrate 7 pistole e munizionamento vario, oltre a ingenti quantitativi di sostanza stupefacente.
Qui il video dell’operazione: