Tre anni dalla scomparsa di “Ninto” Occhipinti, scienziato ragusano

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Sono trascorsi tre anni dalla tragica scomparsa di Giovanni “Ninto” Occhipinti, lo scienziato ragusano che fra i primi, attraverso la Sismologia Inosferica ha creato una nuova tecnica per misurare gli tsunami dallo spazio. La sua morte è avvenuta prematuramente a causa di un incidente sulla Strada Statale Catania-Ragusa, la sera del 23 dicembre 2021.

Ninto continua a essere vivo nei cuori delle persone che lo hanno amato e apprezzato tra i sui cari e nell’ambiente accademico. Tra questi, il dirigente del Jet Propulsion Laboratory della Nasa (in California), Attila Komjathy, che subito dopo l’accaduto aveva inviato una lettera di cordoglio alla famiglia in cui ha sottolineato la sua eccezionalità in campo professionale e, soprattutto, in campo umano.

I suoi genitori, Salvatore e Mara suo fratello Paolo, la sua compagna Chiara, i parenti e i suoi amici lo ricorderanno oggi alle 18,00 con una celebrazione religiosa nella chiesa del Preziosissimo Sangue di Ragusa.

Fra i suoi successi:

Nel settembre del 2022, a Catania, presso il Monastero dei Benedettini, in occasione della 5a Conferenza Alfred Rittmann, che rappresenta da oltre dieci anni il momento di confronto scientifico più rilevante su scala nazionale in ambito vulcanologico, di fronte a vulcanologi provenienti da tutta l’Europa gli è stata dedicata una targa commemorativa.

Nel 2023 una studentessa della sua equipe di ricerca, durante una conferenza che si è svolta a Tokyo in cui si parlava di magnitudine ionosferica e onde Tec, lo ha ricordato sottolineando che la ricerca sta proseguendo e sta dando dei risultati dei quali Ninto sarebbe stato orgoglioso.

Nello stesso anno, a Ragusa i suoi amici più cari, professionisti di Studio Gum e Studio GG, e la sua compagna Chiara hanno realizzato un’esposizione permanente in un noto locale, per fare conoscere meglio alla comunità ragusana il suo estro, la sua ecletticità, la sua preparazione scientifica e la sua genialità.

In occasione del terzo anniversario della sua dipartita, nei prossimi mesi, il Liceo Scientifico “E. Fermi” di Ragusa, di cui Ninto è stato alunno dal 1994 al 1999, intitolerà a lui l’aula di Fisica, per essersi distinto durante il suo percorso per caparbietà ed entusiasmo, per i suoi successivi meriti e per far conoscere meglio la sua persona agli alunni e spronarli nell’intraprendere un percorso di studi affine al suo.

Un percorso iniziato all’Università di Bologna, dove si è laureato in Fisica innanzi una commissione presieduta da Zichici con la votazione 110 su 110 e lode. Durante gli anni universitari ha svolto l’Erasmus a Parigi. Dopo la laurea, grazie alle sue scoperte aveva lavorato per la Nasa, in California, al Jet Propulsion Laboratory (laboratorio che prepara anche le sonde da mandare su Marte), e aveva ottenuto una cattedra come professore associato all’Istituto di Fisica della Sorbonne Université di Parigi, dove teneva corsi su diversi argomenti collegati alla sua ricerca.

Aveva inoltre condotto le sue ricerche presso l’Institut de Physique du Globe de Paris e collaboto con diversi istituti in tutto il mondo. Nel 2016 era stato nominato membro junior dell’Institut Universitaire de France, una nomina prestigiosa, come prova dei suoi successi scientifici. Era anche editore associato del giornale Advances in Space Research (Elsevier), ed era l’unico siciliano a lavorare all’Ipgp dove dirigeva una piccola equipe di giovani ricercatori provenienti da tutto il mondo, con cui, grazie agli osservatori sismologici e vulcanologici situati nei Caraibi, in Guadaloupe e Martinique, in collaborazione con la Sapienza di Roma, stavano testando un nuovo sistema di allerta “pilota”, capace di stimare, nei primi minuti dopo la genesi dello tsunami, il volume d’acqua spostato, informazione essenziale per capire quanto disastrosa sarà l’onda che toccherà le coste circa mezzora dopo. Con l’obiettivo di creare “un sistema alternativo, aggiuntivo, una misura in più che arricchisca le misure classiche, per avere una visione più organica, nuova, dell’evento, e sfruttare tutte le possibili tecniche per stimare il rischio”, queste le sue parole durante una delle sue ultime interviste.

Ma i suoi studi andavano oltre i satelliti, nel 2020 Ninto e la sua equipe hanno infatti mostrato come contribuire con le misure spaziali anche alle esplosioni vulcaniche. E per confermare maggiormente questa tesi, all’interno di un progetto che ha coinvolto tutto il pianeta, ha collaborato con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) che gestisce il monitoraggio dell’Etna, tenendo anche un corso di Sismologia Ionosferica, all’Università di Catania.