Daniela Mercante: “punto a una scuola più pacifica e inclusiva”

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A poco più di un mese dalla sua nomina, abbiamo incontrato l’ attuale dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale, ex Provveditorato agli Studi di Ragusa, Daniela Mercante.

“Figlia d’arte”, sia il padre che la madre erano maestri, negli ultimi anni ha diretto la De Amicis di Comiso e, per 6 anni, l’Istituto Comprensivo Portella della Ginestra di Vittoria, sua città Natale. Contemporaneamente ha diretto, in reggenza, anche l’Istituto Comprensivo Verga di Comiso e l’Istituto di Istruzione Superiore Marconi di Vittoria.

Prima di essere dirigente, è stata anche docente sin dalla scuola dell’infanzia e primaria.

Si aspettava questa nomina?

“Sono una persona di scuola quindi questa è una nomina che di fatto si ricollega al mio percorso. Sono stata una docente, sono stata dirigente scolastica per nove anni… la nomina a dirigere l’ambito territoriale di Ragusa è per me un grandissimo onore. Ringrazio la Direzione Regionale per avermi individuata e per avermi consentito di poter fare questa esperienza. Naturalmente si tratta di un bell’impegno perché, nell’esercizio della leadership, sarà un banco di prova poter trasferire tutto ciò che ho imparato stando, appunto, tra i banchi di scuola. Credo che la mia esperienza scolastica e il conoscere quali sono i bisogni reali, di ogni giorno, della scuola possa costituire un valore aggiunto”.

Come vede i ragazzi e i bambini di oggi? Spesso vengono dipinti come svogliati, apatici, poco disposti al sacrificio…

“Debbo dire che ragazzi e le ragazze di oggi ci stupiscono spesso, in positivo. Si tratta, secondo me, di uno dei soliti pregiudizi che riguardavano anche la nostra generazione. Anche di noi, quelli del ’68, dicevano che eravamo svogliati rispetto a quelli del Dopoguerra che avevano dovuto ricostruire l’Italia e che poi ci hanno condotti verso il boom economico. Noi, sostenevano, eravamo una generazione che beneficiava di tutto ciò che i nostri padri e le nostre madri avevano costruito. E invece non è così! Questo è un forte pregiudizio. Le assicuro che nel mio impegno quotidiano incontro ragazze e ragazzi che invece stanno facendo uno sforzo incredibile, dal post pandemia in poi, a recuperare tutte quelle che purtroppo si sono tradotte in fragilità che l’isolamento ha provocato in ciascuna e ciascuno di noi. Questi ragazzi lottano ogni giorno per affermarsi e per costruire, caparbiamente, il proprio futuro e spesso ci stupiscono ci stupiscono con risposte che sono molto sagge, che sono proiettate verso questa società. Una società che, come la definiscono i sociologi, vive ‘on-Life’. Noi viviamo immersi nel digitale, ma dobbiamo avere la consapevolezza che dobbiamo ben conciliare il tutto con l’analogico. Le dico, quindi, che non mi rivedo assolutamente in questo pregiudizio. Anzi, trovo che ci siano ragazze e ragazzi straordinari che ci stanno segnando la via. Bisogna, invece, guardare con interesse e con attenzione a loro, stando loro a fianco perché il compito degli educatori è quello di accompagnare chi cresce”.

Impossibile, di questi tempi, non affrontare temi come quello del bullismo (in tutte le varie sfaccettature); una piaga che in questi anni sta caratterizzando le nostre scuole.

“Su questa tematica, se così si può definire, il Ministero dell’Istruzione e del Merito rivolge costantemente attenzione e per questo sono state emanate, di recente, delle linee guida sull’educazione al rispetto. Si tratta di linee guida illuminanti sul fatto che intanto la scuola non agisce mai da sola, ma è immersa in una rete di relazioni: l’Asp, le comunità, le agenzie formative che a vario titolo si occupano di bambine e di bambini, di ragazze e di ragazzi, le Comunità parrocchiali, le comunità ecclesiastiche in generale, le associazioni sportive le associazioni teatrali e ancora le associazioni che, appunto, operano nel terzo settore a vario titolo, ma che si occupano di educazione. Quando parlo di rete, mi riferisco al fondamentale rapporto che intercorre tra scuola e famiglia. Come dico sempre, la scuola è un’organizzazione complessa e per questo imperfetta che ha bisogno di trovare o ritrovare la famiglia al suo fianco per intraprendere insieme percorsi virtuosi affinché si possa uscire dal bullismo costruendo relazioni sane, autentiche, fondate solo ed esclusivamente sul rispetto”.

Da qualche tempo si parla sempre più spesso di introdurre anche l’educazione sessuale o sentimentale a scuola. Può fare la differenza? Può prevenire il bullismo e, più in generale, la violenza verso l’altro?

“Certo. Ma anche le tematiche relative al genere fanno parte di queste linee guida introdotte dal Ministero e che, appunto, evocano il rispetto a prescindere da,  ovvero a prescindere dal fatto che tu sia una donna, di genere diverso, di un colore di pelle diverso dal mio… Educare al rispetto significa prendersi cura dell’altro e peraltro non intendo solo riferirmi alla persona, ma intendo riferirmi anche al luogo in cui si vive.  Per esempio, molte volte leggiamo di atti vandalici perpetrati in luoghi che invece dovrebbero essere considerati sacri, quali i monumenti e le stesse scuole. Per questo, sostengo che le scuole andrebbero illuminate anche di notte, perché sono ‘monumenti’ all’istruzione, alla cultura, alla cura gli uni degli altri e anche all’educazione al genere, alla sessualità, ad una sessualità consapevole, ad una sessualità vissuta come una scelta libera. Tutto questo, ribadisco, rientra nel piano di educazione civica che le scuole perseguono e che inseriscono nel piano della loro offerta formativa. Le linee guida dell’educazione civica sono recentissime e sono state revisionate proprio alla luce di nuovi fatti sociali che ci riguardano, dei nuovi aspetti che emergono nella società in cui viviamo”.

A poco più di un mese dal suo insediamento, su cosa intende puntare maggiormente la sua attenzione?

“Sento di essere particolarmente fortunata per il fatto che, come detto all’inizio di questo nostro incontro, provengo dal mondo della scuola. Non sono un funzionario amministrativo. Dirigerò quindi l’ambito con la postura intellettuale che mi contraddistingue, che è quella di una persona appassionata di pedagogia e che ha una formazione pedagogica, che ha fatto tanta scuola! 36 anni di scuola in vari gradi e con vari ruoli: da docente a dirigente scolastica. Ma sono stata anche docente utilizzata per la lotta alla dispersione scolastica, che è un aspetto del quale in primo luogo mi sto occupando. Me ne occupavo già da dirigente e coordinatrice di un Osservatorio d’aria per la lotta alla dispersione, lo continuo a fare da dirigente d’ambito. Credo quindi che le linee direttrici saranno naturalmente quelle che ho assunto, come dicevo, nel mio operato anche negli altri ruoli, ovvero: l’attenzione ai processi di inclusione, alla costruzione di una società sempre più pacifica, sempre più equa, sempre più inclusiva”.