Approda al Lumière di Ragusa il film tratto dalla storia vera di Andrea Spezzacatene, il quindicenne romano che si è tolto la vita nel 2012 perché vittima di bullismo omofobico.
La sua storia è stata raccontata prima dalla madre Teresa Manes in un libro, poi dalla regista Margherita Ferri nel lungometraggio Il ragazzo dai pantaloni rosa, che verrà proiettato oggi alle 18.30 e alle 20.30 nel cineteatro di Via Archimede con la presenza delle associazioni A.Ge.Do. Ragusa e Arcigay Ragusa.
Interpretato da Samuele Carrino nei panni di Andrea e da Claudia Pandolfi in quelli della madre, il film è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma lo scorso 24 ottobre ed è uscito nelle sale il 7 novembre. Per il successo di pubblico e gli incassi straordinari registrati in queste prime tre settimane è già considerato un caso cinematografico, oltre a essere una testimonianza coraggiosa e necessaria su una vicenda tragica e su un fenomeno allarmante.
La narrazione in prima persona da parte dello stesso Andrea, attraverso l’escamotage della sua voce fuori campo dall’al di là, ripercorre la dolorosa esperienza di bullismo vissuta dal ragazzo per aver indossato un paio di pantaloni rosa, sbiaditi dopo un lavaggio sbagliato. Bullismo agito da parte dei compagni di scuola anche attraverso una pagina social sulla quale Andrea era diventato bersaglio di derisione e insulti omofobici.
Il gesto di Andrea fu del tutto inaspettato e rimase senza spiegazione finché la madre, dopo la sua morte, entrò nel profilo Facebook del figlio ricostruendo l’inferno che aveva attraversato. Da allora la missione di Teresa Manes è diffondere la conoscenza del fenomeno soprattutto nelle scuole, ricordando che il bullismo può anche uccidere.
Quello di Andrea Spezzacatene è stato forse il primo caso noto in Italia di suicidio legato ad atti di bullismo, ma non certo l’unico nei dodici anni trascorsi dal 20 novembre 2012, giorno della sua morte. Basti ricordare la recente vicenda di un altro quindicenne vittima di bullismo, Leonardo, che si è ucciso con un colpo di pistola lo scorso ottobre a Senigallia.
Anche quando non vengono portati alla luce da atti estremi, i casi di bullismo risultano diffusi in modo capillare e riguardano un’ampia fetta di popolazione giovanile. È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio indifesa 2024 di Terre des Hommes svolta su un campione di 4115 adolescenti, secondo la quale il 63% degli intervistati dichiara di aver subito atti di bullismo e il 19% di cyberbullismo. Tra i luoghi più a rischio c’è proprio la scuola (66%), seguita dal bullismo online o cyberbullismo (39%), dalla strada (39%) e dai luoghi di divertimento e ritrovo (35%).
La prevenzione del bullismo omolesbobitransfobico nelle scuole è uno degli obiettivi perseguiti da Arcigay Ragusa, che dal 2023 propone agli istituti della provincia il laboratorio di educazione alle differenze “Smascheriamo gli Stereotipi!”, volto a far riflettere gli/le studenti sugli stereotipi di genere che stanno alla base degli atti di bullismo. Nel 2023 Arcigay Ragusa ha anche avviato due servizi gratuiti di ascolto piscologico e supporto legale per assistere chi si trova in situazioni di difficoltà e discriminazione.
La sezione ragusana di A.Ge.Do., in collaborazione con il Comune di Ragusa, ha invece sviluppato il Progetto Lambda, che offre servizi di ascolto, accoglienza, assistenza psicologica e legale e protezione contro discriminazioni e violenze a favore delle persone LGBTQIA+ e delle loro famiglie.
Le due associazioni saranno presenti oggi al Lumière con banchetti informativi e interventi dal palco per sensibilizzare sul tema e fornire contatti utili per l’accesso ai servizi sul territorio.