Prevenire la dispersione scolastica offrendo nuove opportunità formative e soluzioni concrete per contrastare la povertà educativa e rendere la scuola più inclusiva.
È questa la sfida su cui Oxfam ha deciso di lavorare con il progetto “Give me five”, in alcuni dei quartieri più difficili a Ragusa e in altre 4 città (Roma, Napoli, Arezzo e Padova), attraversati da differenti livelli di povertà e disagio sociale, dove tanti ragazzi sono a rischio di abbandonare prima gli studi o completarli con competenze di base insufficienti, andando incontro ad un vero e proprio “fallimento formativo”.
Un intenso lavoro che, in sinergia con tanti partner, sarà realizzato nei prossimi mesi, a fianco di oltre 800 studenti e decine di docenti di 9 scuole, in collaborazione con Indire e con il sostegno dell’Istituto buddista Soka Gakkai.
“Nonostante i progressi degli ultimi anni, resta ancora molta strada da fare in Italia, soprattutto in tante “periferie” delle nostre città, dove tanti ragazze e ragazzi rischiano di restare indietro perché privati di opportunità, spazi di formazione, culturali e di socializzazione, dentro e fuori dalla scuola. – sottolinea Sibilla Filippi responsabile del Programma Educazione Trasformativa di Oxfam Italia – L’obiettivo è di arricchire il contesto educativo, facilitare l’accesso alle opportunità a beneficio degli studenti e dei docenti, offrendo innovazione didattica, lavorando per prevenire qualsiasi forma di discriminazione di genere, sviluppando sinergie virtuose tra scuola, associazioni e istituzioni nei diversi territori”.
Al lavoro per lo sviluppo dei Patti educativi di comunità
Centrale in questa direzione sarà il lavoro che verrà realizzato – in tutti e 5 i territori coinvolti nel progetto – per lo sviluppo dei Patti Educativi di comunità, ossia lo strumento introdotto dal Ministero dell’Istruzione, per affrontare le emergenze e le carenze del mondo scuola, mettendo in rete e responsabilizzando i soggetti pubblici e del terzo settore.
A Ragusa, in Oxfam assieme alla Fondazione San Giovanni Battista è al lavoro – a fianco dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo Vann’Antò (in pieno centro storico) – per l’inserimento degli studenti stranieri e per fronteggiare un tasso di abbandono scolastico pari al 17,1%. Un dato a cui si aggiunge ad un preoccupante fenomeno di “dispersione implicita”, che coinvolge molti studenti, che accumulano lacune fin dalle scuole primarie. Il 27,9% degli alunni di terza media nel ragusano, infatti, presenta gravi difficoltà in italiano, matematica e inglese, contro una media nazionale del 14,4%. In parallelo si sta consolidando il lavoro per lo sviluppo di un Patto educativo sul territorio assieme ai Comuni di Ragusa, Chiaromonte, Giarratana, S. Croce Camerina e tante associazioni locali.
“La lotta dell’abbandono scolastico e alla povertà educativa sono sfide complesse, che né la scuola, né una singola associazione o ente locale, possono vincere da soli. – aggiunge Filippi – Diviene perciò cruciale il lavoro che associazioni, istituzioni, soggetti privati e scuole possono realizzare insieme attraverso i Patti di comunità. Uno strumento che responsabilizza ciascun soggetto, con l’obiettivo comune di non lasciare indietro nessuno. Per questo nei prossimi mesi coinvolgeremo docenti, associazioni e istituzioni locali nella progettazione di attività in grado di animare e riqualificare gli spazi scolastici, assieme ad altri luoghi nei quartieri dove i ragazzi passano le proprie giornate“.