Nove opere inedite del Maestro Franco Polizzi saranno esposte fino al 4 maggio all’interno della mostra multidisciplinare “Ungaretti poeta e soldato. Il Carso e l’anima del mondo”. Ideata e curata da Marco Goldin, la mostra è promossa dai Comuni di Gorizia e Monfalcone con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia nell’ambito dei progetti che danno il via a “GO! 2025” ‑ Gorizia capitale europea della cultura, e si sviluppa tra il Museo di Santa Chiara a Gorizia e la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea a Monfalcone.
Il progetto nasce con l’ambizioso obiettivo di raccontare la figura di Giuseppe Ungaretti nella duplice veste di poeta e di combattente durante il primo conflitto mondiale. Un ricco e straordinario viaggio tra storia, poesia e pittura per restituire la complessità della sua esperienza umana e poetica nel contesto storico di quegli anni di guerra e nel contesto geografico del Carso, coprotagonista a pieno titolo di questo ampio lavoro espositivo.
È dalla sua postazione nelle trincee del Carso che Ungaretti compone i primi versi, pubblicati nel volume Il porto sepolto nel 1916. Con la sua peculiare morfologia, l’altopiano calcareo del Carso è dunque, al pari del poeta, il soggetto pittorico di questa mostra, che raccoglie le opere di dodici artisti italiani realizzate dopo una visita ai luoghi per darne la loro personale interpretazione.
Accanto a nove dipinti di Franco Polizzi, sono esposti i quadri di Laura Barbarini, Graziella Da Gioz, Franco Dugo, Giovanni Frangi, Andrea Martinelli, Matteo Massagrande, Francesco Michielin, Cesare Mirabella, Alessandro Papetti, Francesco Stefanini e Alessandro Verdi. Tutte le opere, un centinaio, sono riprodotte nel catalogo della mostra, edito da Linea d’ombra e curato da Marco Goldin, insieme a una riflessione di ciascun artista su Ungaretti.
Franco Polizzi, cofondatore del Gruppo di Scicli e pittore tra i più rappresentativi dell’arte siciliana contemporanea, è particolarmente rinomato per la pittura di paesaggio, alla quale dedica da sempre la centralità tematica del suo lavoro. Nel solco della sua opera precedente si iscrivono i nove dipinti che compongono questo “ciclo carsico e ungarettiano”, nei quali il tratto connotativo dello stile polizziano, l’assimilazione della luce al colore, è immediatamente riconoscibile.
Nove opere di forte impatto emozionale che rileggono e omaggiano i versi del poeta e il paesaggio che li ha generati, entrambi testimonianza desolata dell’esperienza della guerra e della violenza che essa esercita sulle vite degli uomini e sulla terra. Tra ricostruzione storica e visione del presente, queste opere ne rivelano l’eterna attualità, trasfigurandola artisticamente in simbolo di un’esperienza universale di dolore, morte e rinascita.