Ex Province, Cassì: “C’erano già diktat dall’alto”

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Dalla questione Province alle beghe interne della maggioranza. Peppe Cassì è un sindaco mai come in questo momento impegnato nelle questioni più prettamente politiche.

Due, in particolare, gli avvenimenti di oggi. Uno riguarda la fuoriuscita del consigliere Saverio Buscemi dal gruppo Sud Chiama Nord di Cateno de Luca. Buscemi, lo ricordiamo, all’indomani delle elezioni, da assessore designato, fece un passo indietro e cedette il posto di assessore al giovane Andrea Distefano. “Da oggi porterò avanti la mia e la nostra battaglia di coerenza e lo farò fuori da Sud chiama Nord – dice Buscemi – Ringrazio Cateno De Luca per questo percorso fatto insieme. A lui potrò solo dire che mi troverà, se vorrà, dove mi ha lasciato ovvero a portare avanti i principi che ho proprio appreso da lui e che oggi ha disilluso. In riferimento alla mia posizione all’interno del civico consesso, valuteremo col mio gruppo e col sindaco se vi siano ancora i presupposti perché il mio percorso continui all’interno della maggioranza”.

Fin qui Buscemi. E il primo cittadino? “Ho appreso della notizia – riferisce – ed è chiaro che da questo momento si apre un confronto interno, sia con il consigliere Buscemi sia all’interno del gruppo per capire che scenari si aprono, ma al momento non so dire di più, posso dire soltanto che saranno questioni di cui dovremo discutere e che non posso che essere soddisfatto dall’assessore Distefano, che è un ragazzo che si dà da fare e si è ben inserito nel contesto del gruppo di lavoro. E’ chiaro che sentirò nei prossimi giorni anche i responsabili di Sud Chiama Nord, con i quali soprattutto con il responsabile Enti Territoriali, Lo Giudice, abbiamo un confronto”.

Ma la giornata era iniziata con una dura presa di posizione da parte dello stesso primo cittadino sull’ormai certo rinvio delle elezioni provinciali di secondo livello previste per metà dicembre. “In dispregio assoluto del superiore pronunciamento, sembra ora che la Regione si stia risolvendo per un ulteriore rinvio – scrive Cassì – Se così fosse, la democrazia in Sicilia rimarrebbe ancora di fatto sospesa. Impedire il voto, impedire agli enti di area vasta di eleggere autonomamente i propri rappresentanti è un atto eversivo, perché mette di fatto in discussione ciò in cui si sostanzia ogni democrazia: garantire ad una comunità definita da precisi confini geografici di autodeterminarsi tramite lo svolgimento di libere elezioni. Il prolungato ed ingiustificato commissariamento delle Province rappresenta dunque un’anomalia antidemocratica. Un esempio di politica arrogante e autoreferenziale, che ha perso completamente di vista le finalità a cui la politica dovrebbe tendere e cioè il perseguimento dell’interesse collettivo, soppiantato dall’istinto di autoprotezione. Dalla volontà di mantenere a qualsiasi costo il controllo del territorio. La paura di affrontare le elezioni e la scelta scellerata di impedirle sono elementi distintivi dei regimi illiberali. A questo ci vogliamo ridurre? Il cittadino che non osserva un provvedimento dell’Autorità commette un reato ed è punibile secondo il codice penale. La legge non vale per i governanti?”.

Ma comunicato a parte Cassì aggiunge un elemento interessante di novità rispetto a quanto già detto. “Se avevamo trovato una quadra? Avevamo soltanto iniziato a discutere tra di noi e la mia è voluta essere una presa di posizione pubblica peraltro condivisa da tantissimi altri amministratori. Quale sindaco avrei visto bene? Avrei visto bene che i sindaci si fossero riuniti e visto che tra di noi c’è veramente un rapporto costruttivo e di stima reciproca, avremmo potuto sederci e trovare una soluzione che andasse bene per tutti quanti, peccato che sembrava già che ci fossero dei diktat dall’alto che dicevano chi potesse e soprattutto chi non potesse svolgere questo ruolo”.