Oggi l’anniversario del femminicidio di Maria Zarba

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Sono trascorsi sei anni dall’11 ottobre del 2018, quando Maria Zarba, sessantaseienne, fu brutalmente assassinata da Giuseppe Panascia, l’ex marito da cui aveva scelto di separarsi un anno prima.

Un giorno tragico per la perdita di una vita innocente, una figura di riferimento per la famiglia e per la comunità, una donna impegnata nel sociale e nell’assistenza alle persone bisognose.

Al tempo stesso, un giorno tragico per l’intera città di Ragusa, costretta di colpo a fare i conti con la realtà della violenza di genere nella sua espressione più estrema e feroce, il femminicidio. Una realtà che, nelle sue forme meno evidenti, rimane spesso nascosta tra le mura domestiche per il timore di denunciare o per la mancanza di reti sociali che supportino le donne nei percorsi di uscita dalla violenza, e che in quella occasione emerse in tutta la sua crudeltà.

Solo pochi mesi dopo, il 29 aprile 2019, il femminicidio della trentatreenne Alice Bredice per mano del marito poliziotto Simone Cosentino, sempre a Ragusa, avrebbe messo in moto un’ondata di indignazione collettiva e una mobilitazione spontanea di protesta. Da quest’ondata nacque Adessobasta, l’associazione ragusana costituita da un gruppo di donne e uomini all’indomani dell’assassinio di Alice e che ha come obiettivi primari la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e il sostegno alle donne che vivono situazioni di violenza.

Nell’anniversario del femminicidio di Maria Zarba, Adessobasta ha scelto di ricordarla con queste parole:

Maria non è solo una vittima, ma un simbolo della battaglia contro la violenza di genere che ancora colpisce troppe donne.

Il suo ricordo ci invita a riflettere sulla gravità del femminicidio, che non conosce età, status o condizione sociale. È una piaga che tocca ogni donna, e ogni vita persa è una ferita indelebile per l’intera società.

Il femminicidio non è solo una tragedia personale, ma una violazione dei diritti fondamentali, un crimine che ci obbliga a confrontarci con una cultura che, troppo spesso, non sa proteggere le donne. La storia di Maria ci ricorda quanto sia essenziale continuare a lavorare affinché nessun’altra donna debba subire una simile violenza. È una chiamata a rafforzare l’educazione, la prevenzione e la consapevolezza, per contrastare i pregiudizi e le disuguaglianze che alimentano la violenza.

Fortunatamente negli ultimi anni si è sempre più estesa, ai vari livelli della società civile, la consapevolezza dell’urgenza di contrastare efficacemente la violenza di genere e sono sorte reti nazionali e locali che operano nei territori per informare sui servizi esistenti, creare momenti di confronto e denunciare la cultura sessista e patriarcale che è il sostrato della violenza.

Tra queste la Rete 25 Novembre, che raccoglie numerose realtà tra associazioni, partiti, sindacati e singole persone del Ragusano, e che ha esordito nel 2023 con la manifestazione provinciale “Ti rissi no!” in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Anche per il prossimo 25 novembre la Rete ha in programma una serie di iniziative finalizzate a mantenere viva l’attenzione sul tema.