Aperto il Giubileo della Diocesi di Ragusa

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Speranza e gioia, ma anche gratitudine, santità, conversione sono le parole chiave dell’omelia del solenne pontificale con il quale ieri sera si è aperto il Giubileo in una cattedrale di San Giovanni Battista piena di fedeli.

Monsignor La Placa ha spiegato il senso della volontà di celebrare con un Anno Santo questo particolare momento proiettando verso nuovi orizzonti la missione di una Chiesa che, rimanendo fedele alla sua storia, vuole annunciare il Vangelo alle donne e agli uomini di oggi. “Il Giubileo – ha sottolineato monsignor La Placa – è per tutti un tempo di rinascita spirituale e di recupero della propria identità e della propria missione, nella rinnovata fedeltà a Dio. Per la nostra Chiesa, in particolare, esso vuole essereun’occasione speciale di rendimento di grazie per i doni ricevuti, ma anche di rinnovata consapevolezza di essere Popolo santo, chiamato a recare la speranza del Vangelo a questo territorio – così ricco di storia, tradizione, bellezza e fede – e ad annunciare con entusiasmo sempre nuovo Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo. Si tratta, allora, di vivere questo tempo come un kairòs, un tempo opportuno per ‘riaccendere la speranza’ e rinnovare il desiderio e la tensione verso la misura alta della vita cristiana, che è la santità; ma è anche un tempo da vivere come occasione preziosa di verifica e discernimento, che coinvolge la vita diocesana e quella delle singole comunità parrocchiali”.

L’auspicio è di riuscire anche ad allargare l’annuncio della salvezza oltre i confini più tradizionali. “Pur essendo un fatto di Chiesa, nutriamo la speranza – ha aggiunto monsignor La Placa – che il Giubileo per il 75esimo della Diocesi, contagi anche tutte le realtà civili del territorio, per promuovere un modello di vita ispirato ai valori evangelici che includa fiducia, solidarietà, legalità, trasparenza, valori che appartengono al Regno di Dio e rendono più bella la vita e la convivenza umana”.

Celebrare il Giubileo, carissimi fratelli e sorelle- ha aggiunto- vuol dire crescere nella consapevolezza della centralità di Cristo nella nostra vita e nella vita della nostra Chiesa, riconoscere la sua presenza in mezzo a noi, affidarci fiduciosi a Lui e alla sua guida, ritrovare le tracce del suo operare in mezzo a noi”. 

Gratitudine e gioia che non devono però chiudere le porte al rinnovamento e alla conversione sia personale che comunitaria. “Il Giubileo deve condurci – ha suggerito il vescovo sempre durante l’omelia – a riportare Cristo al centro della nostra vita, dei nostri pensieri, dei nostri desideri, ma anche del nostro comunitario cammino di fede. È necessario, però, che questo tempo di grazia, diventi per tutti noi un tempo di profondo rinnovamento interiore”. Un rinnovamento che a livello comunitario deve alimentare anche una nuova forma di presenza della Chiesa nel territorio, pur sapendo che “ogni cambiamento, ogni conversione, non è esente da difficoltà e fatiche. Non è un cammino facile, lo sappiamo bene. Ma è un cammino necessario. Per questo non dobbiamo arrenderci, piuttosto, dobbiamo continuare nella ricerca appassionata della strada che il Signore ci chiama a percorrere, per essere in sintonia con la sua volontà, così da poter annunciare il Vangelo con rinnovata gioia e limpida freschezza, dovunque e a tutti”.