Siccità, Legambiente scrive al Prefetto

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I Circoli Legambiente “Il Carrubo” di Ragusa, “Kiafura” di Scicli, “Sikelion” di Ispica, “Melograno” di Modica hanno scritto al Prefetto di Ragusa chiedendo il coinvolgimento e la partecipazione effettiva dei cittadini ai processi di elaborazione delle politiche pubbliche.

Questo il testo della lettera:

Spett.le Sig. Prefetto,

la crisi idrica che si sta vivendo in Sicilia è una crisi ampiamente annunciata. Da almeno 40 anni la Sicilia è considerata la regione più a rischio di desertificazione. Plurime sono le cause, che sono state ampiamente sviscerate.

Da una parte il cambiamento climatico, dall’altra una serie di impatti ambientali e cattiva gestione del territorio che alimentano e/o esasperano gli effetti di tale cambiamento, impatti derivanti da iniziative di un sistema politico-amministrativo-burocratico spesso incompetente, inefficiente o addirittura connivente con chi altera il territorio per i propri fini personali.

Negli anni abbiamo assistito, in spregio a qualunque minimo elemento di coscienza ecologica, al proliferare di migliaia di pozzi abusivi, ad incendi, a cementificazioni (e quindi impermeabilizzazioni) del territorio, all’inquinamento di pozzi e sorgenti, allo spreco delle risorse idriche, a sistemi e produzioni agricole idrovore, a Comuni che fanno pagare l’acqua a forfait anziché a consumo. Le istituzioni del territorio si sono di fatto rese ‘impermeabili’ a qualunque campanello d’allarme ed a qualunque proposta che andasse nella direzione di un cambiamento in senso ecologico e sostenibile della gestione del territorio e delle sue risorse. Adesso se ne vedono drammaticamente le conseguenze. Stupisce al riguardo dover constatare che si cerca di porre rimedio a problemi strutturali solo in una fase in cui si è arrivati all’emergenza, un vizio tipico del nostro paese e della nostra regione in particolare, vizio che sembra diventato strutturale e per certi versi opportuno per permettere di ‘saltare’ le norme ed i sistemi di controllo. Nel contempo, per trovare soluzioni, si organizzano riunioni ed incontri nelle chiuse stanze alle quali sono invitate ‘solamente’ quelle istituzioni e strutture che negli anni hanno contribuito a creare il problema.

Mentre infatti tutte le normative nazionali ed europee di gestione dei ‘beni comuni’ quali l’acqua, spingono verso la sempre maggiore informazione ai cittadini e verso il sempre maggiore coinvolgimento degli stessi, in specie in forma associativa, nella gestione dei beni comuni, assistiamo a riunioni ‘carbonare’ in cui la cosiddetta ‘società civile’ non può né ascoltare, né ‘mettere il naso”. Riteniamo che anche questo modo di fare sia parte del problema e che quindi ci sia bisogno di cambiare registro drasticamente. Chiediamo quindi che le associazioni ambientaliste presenti sul territorio siano specificamente coinvolte in tali processi consultivi e decisionali riguardanti l’emergenza idrica che stiamo vivendo, secondo la Raccomandazione UE 2023/2836 del 12.12.2023.

Si rimane pertanto in attesa di riscontro per dare inizio a una proficua e dovuta collaborazione fra Istituzioni e Cittadinanze attive organizzate in associazioni ambientaliste, come le scriventi”.