Nessun danno di natura archeologica, ma la ditta che ha eseguito gli scavi sullo scoglio di Baia Dorica, a Scoglitti, dovrà procedere al ripristino dello stato dei luoghi.
Come vi avevamo raccontato, nei giorni scorsi la Sovrintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Ragusa si era recata sul posto per accertare la presenza di eventuali reperti archeologici. Per farlo era stato realizzato un terzo scavo che aveva escluso la presenza di qualsiasi oggetto di interesse storico. In ogni caso, pare che l’autorizzazione fosse stata data per degli scavi meno profondi rispetto a quelli effettuati. Da qui l’allarme dei cittadini e il conseguente secondo controllo.
Intanto, ieri mattina una delegazione di Terre Pulite, guidata da Antonio Cassarino ed Isabella Terranova, ha fatto un sopralluogo sugli scavi di Baia Dorica. Qui, si legge nella nota che riassume quanto accaduto- “il 4 aprile scorso erano state effettuate due profonde buche di 3 metri circa di profondità, a fronte di un’autorizzazione che prevedeva scavi per 60/80 cm. Gli scavi dovevano servire all’allocazione di recipienti tecnologici a servizio di uno chalet regolarmente autorizzato. Il tutto, a ridosso del ciglio della strada e senza gli accertamenti archeologici preventivi previsti dall’autorizzazione paesaggistica. Accertato che le opere di escavazione di cui sopra erano state effettuate in difformità con quanto previsto dalle autorizzazioni- prosegue Terre Pulite- la Soprintendenza, previo sopralluogo del 5 aprile del responsabile della sezione per i beni archeologici della Soprintendenza di Ragusa, Saverio Scerra, aveva immediatamente sospeso le attività di cantiere e conseguentemente sia la Soprintendenza sia il Comune di Vittoria avevano revocato le autorizzazioni precedentemente rilasciate”.
“Nel corso della scorsa settimana- raccontano ancora i volontari di Terre Pulite- la Soprintendenza ha iniziato gli accertamenti archeologici volti ad appurare se le opere di escavazione poste inopinatamente in essere dalla ditta che intendeva realizzare lo chalet, hanno intaccato o meno livelli di interesse archeologico (verifica dell’eventuale danno archeologico) posto che l’area è di tale interesse ai sensi del codice dei beni culturali e che tali livelli archeologici si sarebbero potuti attestare sulla roccia della scogliera originaria che la ditta ha danneggiato. Dall’incontro di martedì con l’archeologo Saverio Scerra, che sta effettuando le verifiche di cui sopra, è stato possibile appurare che, a spese della ditta che doveva realizzare lo chalet, alla presenza dello stesso dott. Scerra e di personale specializzato, si stanno operando dei sondaggi utilizzando un mini escavatore con cingoli gommati e benna liscia per la rimozione degli strati terrosi e argillosi che caratterizzano l’area fino alla profondità di 1,40 m circa dove emerge la scogliera che, dopo un’attenta pulizia a mano, non presenta traccia alcuna di resti archeologici. Tuttavia posto che le buche operate il 4 di aprile dalla ditta sono andate ben olre 1,40 m non si esclude a parere di questa Associazione scrivente che sia stato recato grave pregiudizio ambientale al sito con la parziale distruzione della scogliera, motivo per cui faremo una richiesta di accesso agli atti di tutti gli enti preposti al rilascio delle autorizzazioni per ricostruire l’intera vicenda e avere chiara cognizione della sequenza dei fatti”.
“Ci corre l’obbligo di ringraziare gli archeologi presenti in cantiere, il dott. Saverio Scerra e il dott. Giuseppe Terranova- aggiungono gli ambientalisti- per avere risposto alla fitta sequenza di domande cui sono stati sottoposti e per aver sgombrato il campo da ogni dubbio e perplessità rispetto ai lavori in corso in questi giorni. Resteremo vigili sentinelle ma consapevoli di non essere i soli dalla parte giusta”.