Sono stati diffusi nel corso di un incontro con la stampa, i dettagli dell’operazione Fenice che ha portato all’arresto di 16 persone.
Questi i nomi:
1. AMORE Giuseppe;
2. BELLA Francesco;
3. BELLA Orazio Mattia;
4. DI NATALE Gianluca;
5. GESSO Mauro;
6. GESSO Roberto;
7. GIUDICE Raffaele;
8. GRECO Alberto;
9. GRECO Emanuele;
10. GRECO Nuccio;
11. GULIZZI Eugenio;
12. LICATA Giuseppe;
13. PIEDIGACI Maurizio;
14. SALERNO Roberto;
15. VALENTI Gaetano;
16. ZARBANO Filadelfo.
I dettagli dell’operazione Fenice:
Alle prime ore di oggi, militari del Comando Provinciale Carabinieri di Ragusa e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa dall’Ufficio G.I.P. presso il Tribunale di Catania, su richiesta di questa Procura Distrettuale Antimafia, concernente complessivamente 16 indagati, ritenuti a vario titolo responsabili dei reati di “associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, illecita concorrenza con minaccia o violenza, tentato omicidio, estorsione e tentata estorsione, detenzione abusiva di armi e porto in luogo pubblico, detenzione, trasporto e cessione di sostante stupefacenti, falsità ideologica commessa da privati, reati tutti aggravati dalla finalità mafiosa”.
“Il provvedimento cautelare eseguito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Ragusa e dai Finanzieri del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Catania nelle province iblea ed etnea- si legge nella nota- valorizza e mette a sistema le risultanze delle complesse indagini svolte dai predetti reparti a partire dal 2016 e fino al 2023. Le investigazioni, avrebbero permesso di ricostruire:
* le dinamiche criminali dell’associazione a delinquere riconducile a cosa nostra operante nel territorio di Vittoria e in altri comuni della provincia di Ragusa, capeggiata da Emanuele Greco, conosciuto come Elio;
* i ruoli nel tempo assunti dagli altri indagati, destinatari di misura cautelare, monitorandone le attività criminali sia nel periodo in cui Greco era in stato di libertà sia durante il periodo di detenzione.
Secondo gli inquirenti, le più recenti attività di polizia giudiziaria avrebbero fatto emergere che Gaetano Valenti, detto “Tano u’ barbiere”, sarebbe stato investito da Greco Emanuele, durante il periodo di detenzione di quest’ultimo, del ruolo di referente pro tempore dell’organizzazione criminale da lui capeggiata.
L’attività investigativa, precisano Carabinieri e Guardia di Finanza, ha avuto ulteriore impulso dopo che Greco, posto agli arresti domiciliari nel gennaio 2021, avrebbe sfruttato la propria abitazione quale base logistica in cui effettuare incontri riservati con i propri accoliti, con esponenti apicali dei gruppi riconducibili a cosa nostra e operanti in altri contesti territoriali nonché con importanti imprenditori del settore del packaging, riprendendo di fatto il proprio ruolo di riferimento del sodalizio mafioso e riaffermando la propria influenza sul territorio.
“Il monitoraggio tecnico e le attività condotte a carico di Greco, dei suoi figli, di Valenti e di altri soggetti ritenuti appartenere al gruppo criminale- aggiungono ancora- avrebbero consentito di acquisire elementi di pregio indiziario in merito all’esistenza di un’associazione per delinquere di tipo mafioso che, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, avrebbe perpetrato una serie indeterminata di delitti contro la vita, l’incolumità individuale, la libertà personale, il patrimonio, e acquisito, in modo diretto o indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche, con particolare riferimento al settore della produzione e commercializzazione di imballaggi per prodotti ortofrutticoli. Il sodalizio avrebbe unito l’aggressività e la forza militare a strategie imprenditoriali, estendendo così il suo potere mafioso e il controllo territoriale. A riscontro della sua operatività sarebbero emersi collegamenti con altri gruppi mafiosi, inclusi i clan Santapaola-Ercolano di Catania, Nardo di Lentini, Rinzivillo di Gela.
Contestualmente sarebbe venuto in evidenza anche il ruolo dei figli, Nuccio e Alberto, per la gestione, unitamente al padre Emanuele, degli affari imprenditoriali nel settore degli imballaggi, facendo uso degli strumenti propri dell’assoggettamento mafioso e avvalendosi del proprio riconosciuto carisma criminale nell’ambiente della fornitura del packaging per influenzare e condizionare la libera concorrenza. In tal modo, si sarebbero imposti come intermediari, bypassando di fatto il provvedimento di sequestro di beni e disponibilità del valore complessivo di 35 milioni di euro, emesso dal Tribunale di Catania su richiesta di questo Ufficio, a carico di Emanuele Greco che aveva riguardato anche svariate società, tra le quali l’azienda di famiglia “Vittoria Pack Srl”.
In altri termini- – aggiungono Carabinieri e Guardia di Finanza- la consorteria criminale, operando con modalità spesso illecite e spregiudicate e interagendo con altri soggetti malavitosi, quali i Consalvo ed i Puccio riciclatisi anch’essi in tale ambito territoriale come imprenditori, avrebbe continuato a imporre la propria leadership nell’ambito del lucroso settore del mercato locale, con particolare riferimento alla vendita di materiali e imballaggi per confezionamento dei prodotti ortofrutticoli, assai fiorente nel contesto territoriale, a vocazione prevalentemente agricola, del comune di Vittoria.
Sarebbe emersa altresì la collusione di imprese attive nel settore della commercializzazione di prodotti petroliferi che, grazie alla rete di relazioni di Emanuele Greco, sarebbero riuscite ad approvvigionarsi di carburante di provenienza illecita, così accrescendo il proprio giro d’affari potendo contare sulla competitività derivante da carburanti a basso costo. Al contempo, le stesse aziende, ponendosi a disposizione di Emanuele Greco, avrebbero apportato un concreto contributo causale ai fini della conservazione, del rafforzamento, e comunque della realizzazione anche parziale del programma criminoso dell’associazione mafiosa.
Inoltre, l’arresto di Gaetano Valenti, avvenuto nell’aprile 2021, trovato in possesso di un’arma da fuoco clandestina detenuta illegalmente e di un’importante quantità di stupefacente, avrebbe consentito di evidenziare come gli interessi del gruppo abbracciassero anche il settore degli stupefacenti, delle armi e delle estorsioni.
Sul punto, emergono evidenze in cui il gruppo mafioso avrebbe posto in essere azioni intimidatorie verso altri soggetti pregiudicati vittoriesi per indurli al pagamento di quantitativi di stupefacente forniti da altre consorterie, che si sarebbero rivolti al gruppo dei Greco riconoscendone le capacità operative sul territorio. Sono stati inoltre monitorati momenti di criticità all’interno dei quali gli appartenenti al gruppo si sarebbero organizzati per il compimento di azioni di forza con l’uso di armi da compiere in danno di pregiudicati vittoriesi che grazie al tempestivo intervento degli inquirenti si risolvevano senza spargimento di sangue.