A qualche giorno dalla sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste (qui il nostro articolo: Vittoria, Moscato assolto perché il fatto non sussiste) abbiamo incontrato l’ex sindaco di Vittoria, Giovanni Moscato ed abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui analizzando quanto accaduto e guardando, contestualmente, al futuro anche in vista delle elezioni amministrative in programma a Vittoria tra tre anni.
Domanda: Partiamo dalla sentenza di assoluzione. Lei è un uomo di legge, ma c’è stato un momento nel quale ha temuto che le cose potessero andare diversamente?
Risposta: “Io ho sempre creduto nelle istituzioni, per me sono sacre. Al contempo ho sempre creduto nella mia innocenza, ragion per cui avevo scelto il rito abbreviato proprio per essere giudicato in maniera rapida e uscire da questo incubo. Da giurista dico che non esisteva elemento alcuno che avrebbe potuto portare ad una condanna ma il timore era molto elevato, vista la ‘strana’ sentenza di primo grado, ma c’è stato ‘un giudice a Berlino’ che mi ha assolto con formula piena”.
Qual è stato il momento più brutto?
“Tutti questi sette anni sono stati bruttissimi. Il dover abbandonare la fascia da sindaco, il mio sogno sin da ragazzo, senza aver commesso nessun reato e dopo soli 18 mesi; il marchio infamante per la città; l’ondata di fango spalata da abili mestatori contro di me e la mia comunità politica; le angherie subite da me e dalla mia famiglia sono state indicibili, il dolore personale e quello della mia famiglia: tutti questi sono stati momenti dolorosi. Sono ancora ferite sulla carne viva e le iene, gli sciacalli, gli avvoltoi che ne hanno goduto continuano ad agire secondo la loro turpe natura. Ma la giustizia ha messo un punto a tutto questo”.
Che idea si è fatto su quanto accaduto? A chi è giovato far “cadere” Moscato?
“E’ quello su cui dobbiamo aprire un approfondimento. Lo dobbiamo alla città che si è vista privare una amministrazione democraticamente eletta per essere poi investita dal marchio d’infamia dello scioglimento. La città deve conoscere e riflettere su quanto accaduto. Nel 2016 avevamo rotto un sistema di potere, ci eravamo schierati contro i poteri forti, contro la finta antimafia ed evidentemente ne abbiamo pagato il prezzo. Chi ha tratto giovamento da ciò? Basta vedere l’esito delle ultime elezioni amministrative, basta vedere chi è andato in tv a rivendicare lo scioglimento di Vittoria, basta vedere chi ha dedicato Tweet trionfanti”.
Si aspettava tutto questo affetto e i messaggi di solidarietà?
“Ho sempre sentito il calore della mia città e di tutta la mia comunità politica. Ma devo dire che ho visto reazioni incredibili che mi hanno commosso. Sabato mattina ero in centro a prendere un caffè e sono stato letteralmente ‘assalito’ da abbracci, pacche, sorrisi sinceri, incitamenti. Un qualcosa di straordinario e commovente”.
Ora che la tempesta si è placata pensa di tornare a fare politica? Le amministrative in fondo non sono così lontane…
“Sono conscio del ruolo che ho in questa città e della responsabilità che i cittadini mi hanno democraticamente conferito, con entusiasmo e passione, nel 2016. In questi anni ho deciso volontariamente di non fare politica in attesa della mia assoluzione. Adesso che ciò è avvenuto ho il dovere morale di ricambiare questo affetto immenso dei cittadini e di sostenere una comunità politica che lavora e che è cresciuta molto. Se ci sarà bisogno io sono pronto a dare il mio contributo”.
Domenica, quindi, il suo primo comizio dopo tanto tempo. Si toglierà qualche sassolino dalla scarpa? Possiamo anticipare qualcosa?
“Ho dei macigni nelle scarpe, non dei sassolini. Ma tempo al tempo. Faremo, con serenità, tutte le analisi del ‘caso Vittoria’ che è uno scandalo nazionale. Innanzitutto vorrò ringraziare i vittoriesi e tutti coloro i quali mi sono stati vicini. È arrivato il momento di fare chiarezza su questi assurdi anni e lo faremo con il nostro stile, ma senza fare sconti a nessuno, senza paure, senza se e senza ma. Lo dobbiamo ai vittoriesi. Riscriveremo la storia di questi anni bui affinché quello che è successo non avvenga mai più”.