In queste ore sono tantissimi i messaggi sui social e i comunicati diffusi per commentare l’assoluzione dell’ex sindaco di Vittoria, Giovanni Moscato. Personaggi politici, sindacali, cittadini… tutti pronti a dare la loro personale lettura sull’assoluzione dell’ultimo imputato nel processo Exit Poll (scambio elettorale politico-mafioso).
(Questo il nostro precedente articolo: Vittoria, Moscato assolto perché il fatto non sussiste)
La formula “il fatto non sussiste” lascia pochi dubbi e in molti adesso si chiedono chi risarcirà le persone coinvolte, Vittoria e i vittoriesi per aver subito l’onta di città mafiosa.
Ad intervenire è oggi anche padre Beniamino Sacco, “parroco di frontiera” che da anni opera nel quartiere Forcone. Un quartiere che, negli anni anni di piombo, era realmente difficile, tanto da essere paragonato al “Bronx” (uno dei peggiori quartieri di New York noti per la sua pericolosità) . Don Sacco dice la sua sull’intera vicenda e lo fa con una lettera aperta diffusa ai suoi parrocchiani, dal titolo “Vittoria: città mafiosa?”
Ecco il testo integrale:
Da quando è stata pubblicata la notizia non riesco a pensare ad altro. La mia non è una fissazione, ma la conseguenza di un atto d’amore verso questa Città che non mi ha dato i natali, ma che da 44 anni fa parte della mia vita, dei miei interessi, dei miei pensieri, delle mie preoccupazioni, del mio impegno. Posso dire che non sono vittoriese nel sangue, ma ogni parte del mio essere porta con sé la vittoriosità in tutte le sue espressioni. Per questo l’avere appreso che Vittoria era entrata a fare parte delle città sciolte per mafia la sentivo come un’offesa quasi personale. Si, perché, negli anni passati, per diversi anni ho organizzato ‘Marce’ proprio contro questo male oscuro che, come un tarlo, corrode le radici di un popolo. Come conseguenza, anch’io ho dovuto subire minacce da parte di chi trama nel buio e non ha il coraggio di presentarsi con la propria faccia. Ma il pensiero, in questo momento, va oltre. Penso alla stragrande maggioranza dei vittoriesi che tutti i giorni, immersi nei luoghi infernali delle serre, si guadagnano onestamente il pane. Penso alle tante donne, molte delle quali mamme, che tutte le mattine escono da casa per andare a posizionarsi dietro i banconi dei magazzini per condizionare i prodotti agricoli, per fare ritorno a casa, non si sa quando. Penso ai tanti operatori del comparto agricolo, costretti a mettere a rischio la propria casa per la crisi che da anni attanaglia questo mondo. Penso a tutto questo e mi domando: dichiarare sciolto un comune per mafia, era l’unica strada? Si perché, non è soltanto un comune che viene sciolto, ma è tutta la città che viene mandata allo sbaraglio.
Mi risulta, con tristezza, che alcuni cittadini, forse per ragioni politiche, hanno applaudito all’evento. Costoro non possono essere considerati vittoriesi! Come si può, infatti, applaudire ad una disgrazia del genere? Mi auguro che tutti gli uomini e le donne di buona volontà di questa città, in questo momento, si uniscano per creare un fronte di speranza, di chiarezza e di libertà, per gettare le basi sulle quali costruire il futuro di Vittoria. Non basta piangere, occorre rimboccarsi le maniche. Non basta criticare, occorre prendere coscienza. Non basta andare alla ricerca dei colpevoli, tutti dobbiamo sentirci in qualche modo responsabili.
Che il buon Dio ci guidi in questa opera di ricostruzione.
Padre Beniamino.