Era ricercato da anni per diversi reati tra cui, il più grave, un omicidio commesso nell’istituto penitenziario di Ascoli dove, nel 2015, ai danni del compagno di Cella.
A lui la Polizia di Stato è arrivata nel corso di una serie di controlli eseguiti a Santa Croce Camerina dalla stessa Polizia, dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza su disposizione del questore della provincia di Ragusa, Vincenzo Trombadore, con la condivisione dei Comandanti provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
Nell’ambito dei controlli si è proceduto in particolare alla verifica dei titoli di soggiorno di numerosi stranieri. Le pattuglie delle Forze di Polizia hanno sottoposto a controlli numerosi stranieri e per tre di questi, di nazionalità tunisina, accertata attraverso l’Ufficio Immigrazione della Questura, la condizione di irregolarità sul territorio nazionale, sono stati adottati i provvedimenti – rispettivamente del Prefetto e del Questore – di espulsione e trattenimento presso il Centro di permanenza per i rimpatri di Caltanissetta. In tale contesto, nei pressi di Piazza Vittorio Emanuele è stato individuato uno straniero che è stato sottoposto ad un controllo documentale.
L’uomo non ha esibito alcun documento, cercando anzi di sviare le indagini dichiarandosi rifugiato e raccontando di essere entrato in Italia da Lampedusa. Più volte invitato ad indicare il luogo di abitazione e di lavoro, ha risposto di lavorare e vivere in campagna, senza specificare altro, contraddicendosi di continuo e palesando insofferenza per il controllo di polizia in corso.
Dalle banche dati delle forze di polizia, basandosi sulle generalità poi fornite dall’uomo, non è emerso nulla. E’ quindi intervenuta la Volante del Commissariato di Comiso che ha accompagnato l’uomo negli Uffici per ulteriori accertamenti tramite identificazione fotodattiloscopica, eseguita dalla Polizia Scientifica.
Da questi ulteriori controlli è emerso che lo straniero, nel corso degli anni, nei svariati controlli cui era stato sottoposto aveva fornito numerosi alias, ben 7. L’Ufficio Immigrazione della Questura, diretto dal Vice Questore della Polizia di Stato Dr. Filiberto Fracchiolla, chiamato ad accertare la posizione dello straniero, ha scoperto come lo straniero avesse accumulato numerose condanne e denunce per attività di spaccio di sostanze stupefacenti quali hashish ed eroina nonché diversi provvedimenti di espulsione e trattenimento presso vari C.P.R. della penisola da cui era riuscito a fare perdere le proprie tracce.
Inoltre, è stata scoperta l’esistenza di un provvedimento di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello de L’Aquila datato 14 marzo 2022, relativo ad un cumulo di pena complessiva consistente in anni 11, mesi 4, giorni 26 di reclusione, euro 4.200 di multa ed interdizione perpetua dai pubblici, per intervenute condanne per omicidio preterintenzionale e spaccio di stupefacenti in concorso con altri. Alla parte più consistente di tale ordine, che constava di oltre 9 anni, il tunisino si era già sottratto a far data dal 20 aprile 2019, come risulta da verbale di vane ricerche redatto a suo carico, e quindi ricercato anche in ambito Schengen ed internazionale come da inserimenti del competente Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia del Dipartimento di P.S.
Dagli accertamenti è emerso che l’uomo era stato tratto in arresto dalla Squadra Mobile di Ascoli Piceno per spaccio di stupefacenti commesso fra il capoluogo piceno e la città di Fermo nel gennaio 2015. Per tale motivo era stato sottoposto alla misura della custodia cautelare presso l’istituto penitenziario di Ascoli, dove circa un mese dopo, per futili motivi, aveva aggredito il compagno di cella, cagionandogli gravissime lesioni che poi lo portarono alla morte. La vittima, nel corso dell’esame autoptico risultò avere il cranio fracassato, sette costole rotte e la milza spappolata. Un omicidio che destò un clamoroso scalpore a livello nazionale, come dimostrano le cronache dell’epoca.
Oltre all’ordine di esecuzione, allo straniero è stato notificato un ulteriore provvedimento relativo ad un procedimento per lesioni personali inferte agli agenti di Polizia penitenziaria in data 25 novembre 2015 quando, in concorso con altro correo (per i fatti di droga accertati dalla Squadra Mobile di Ascoli) cercava, per vendetta, di sfregiare al volto, utilizzando una lametta che occultava in bocca, il Giudice per le indagini preliminari che doveva procedere all’interrogatorio di garanzia nei suoi confronti per l’omicidio di cui si era reso responsabile, non riuscendo nell’intento solo per il pronto intervento degli agenti di Polizia penitenziaria che lo scortavano, cui comunque cagionava lesioni.
Per questa aggressione l’uomo era stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita dai Carabinieri nel 2016.
Secondo quanto ricostruito, l’uomo aveva fatto ingresso in Italia nel maggio 2011, l’anno successivo aveva fatto richiesta di asilo, non presentandosi mai alle convocazioni della competente Commissione per sostenere il colloquio. Le misure cautelari a suo carico avevano cessato di avere efficacia e dopo la scarcerazione si era reso irreperibile, sino ad ieri, quando è incappato nei controlli di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza.
Adesso si trova ristretto presso la casa Circondariale di Ragusa.