Quasi 500 firme sono state raccolte nel giro di pochi giorni per chiedere al commissario straordinario dell’Asp 7 l‘apertura di un servizio bar e ristoro presso l’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa ad oggi assente. Un numero destinato sicuramente a salire dato che la petizione è ancora in corso.
A riferirlo è il consigliere comunale Federico Bennardo il quale aggiunge: “la consegna delle prime firme è stata l’oggetto del mio incontro con la Direzione generale. Al vertice ha partecipato, oltre al Commissario Straordinario e al Direttore Amministrativo, anche la coordinatrice infermieristica del reparto di Ostetricia e Ginecologia, Corrada Iacono. Proprio Iacono è stata tra le prime, insieme alla sua vice Pina Cascone, a farsi portavoce con i colleghi degli altri reparti circa l’obiettivo da raggiungere. Alla raccolta delle firme- racconta ancora Berrando- hanno contribuito i dipendenti stessi ed in maniera sostanziale anche i ragazzi del servizio civile che, nel corso della loro esperienza, si sono resi conto dell’importanza di un punto ristoro. Ringrazio per l’attenzione prestata anche il direttore sanitario di presidio, Giuseppe Cappello, e Piero Mandarà che opera in seno alla direzione sanitaria”.
“I pochi dispensatori di bevande e merendine sono, infatti, dei distributori automatici per dipendenti, pazienti e caregiver. Oltre l’ovvia necessità per chi trascorre il proprio turno lavorativo a ridosso dei pasti- scrive ancora Bennardo- il servizio è indispensabile per chi accompagna i pazienti ed è quasi sempre costretto a lunghe attesa. Fondamentale, inoltre, anche per coloro i quali si recano nel presidio per delle prestazione sanitaria che non implicano il ricovero, molte delle quali richiedono il digiuno. A rendere la situazione più complessa è l’area in cui sorge l’ospedale, distante da altri punti di ristoro”.
Il commissario straordinario Russo e il direttore amministrativo Salvatore Torrisi hanno condiviso questa necessità e nell’attesa che siano bandite le procedure di gara si sono detti disponibili a vagliare alternative provvisorie. “Una delle quali potrebbe essere, nel caso dei dipendenti – continua Bennardo – prevedere per loro il vitto ospedaliero previa richiesta indirizzata alla direzione amministrativa per chi, superato un monte ore, ne avesse diritto. Altra alternativa è quella che contempla l’implementazione degli erogatori. Impegno preso senza se e senza ma, atteso, comunque, che il problema principale resta l’individuazione dei locali idonei. In ogni caso, la priorità è quella dell’erogazione delle prestazioni”.