Grandi risultati per il progetto TFT – Trasformare la fascia trasformata, sostenuto da Fondazione CON IL SUD – soggetto responsabile dell’attuazione ‘I Tetti colorati’ onlus, in partnership con coop. Proxima, CGIL e associazione L’Altro Diritto Onlus con il supporto esterno della Caritas diocesana di Ragusa. In queste ore, infatti, sono state tirate le somme della prima metà di un percorso che si snoda tra Marina di Acate e Scoglitti nel Ragusano.
Fra i risultati ottenuti: una famiglia molto numerosa che affitta una casa e la riscatta diventandone proprietaria; il contratto di lavoro che apre ad una vita finalmente “regolare”; la gioia di una donna che dedica a sé stessa un po’di tempo e lo impiega nei controlli medici; i bambini che vengono educati e educano le proprie famiglie alla raccolta differenziata; un padre con tre figli che riesce finalmente ad occuparsi dei bimbi riunendo la famiglia sotto lo stesso tetto. All’apparenza storie normali che diventano straordinarie se per un attimo si pensa alle condizioni di partenza. La famiglia che riscatta la casa è di origine romanì; viveva in una serra, con stanze scandite da una sequenza di coperte, lontana dal centro abitato, senza nessun tipo di servizio, senza possibilità di socializzare per isolamento e per condizioni; il contratto di lavoro di un giovane che quel mare lo ha attraversato sperando nel futuro, gli permette finalmente di avere il permesso di soggiorno e di diventare parte della “società”; una donna, anche lei di origini africane, isolata tra le serre, madre di un nugolo di figli, che nonostante anni vissuti nel nostro Paese non conosce una parola di italiano. Grazie agli operatori del progetto, per la prima volta, trova qualcuno che si occupa di lei; i bambini di 10 nuclei famigliari stranieri che vivono in catapecchie in un contesto ambientale di degrado e sporcizia incontrano gli educatori ambientali, si divertono ad imparare a differenziare la spazzatura e la collaborazione con il Comune di Vittoria che quei bidoni li va a svuotare regolarmente, li rende finalmente fieri cittadini; un papà solo con 3 figli, che dopo mesi lontananza dalle creature che vede solo nei fine settimana perché costretto a lavorare, trova aiuto e casa, riunisce la famiglia e, supportato da una comunità che lo abbraccia, finalmente si siede a tavola ogni giorno con quei bimbi; l’attivazione del car pooling, con un lavoratore straniero “fortunato” ad avere patente e auto, che si fa carico (con il sostegno del progetto) di accompagnare altri cittadini stranieri al lavoro, mettendo in campo un servizio essenziale in un territorio.
70 i nuclei familiari stranieri coinvolti, 50 di questi sono stati presi in carico dal progetto: 96 persone, i tre quarti delle quali hanno migliorato le loro condizioni iniziali di fragilità.
Ecco il dettaglio:
- 56 persone coinvolte nell’educativa territoriale diffusa
- 47 persone si sono rivolte allo “sportello donna” evidenza che ha portato alla stipula di una intesa con l’Azienda sanitaria provinciale per attivare un ambulatorio ginecologico
- 13 persone supportate nella mobilità (car pooling)
- 50 persone coinvolte nel tutoraggio ambientale hanno acquisito comportamenti virtuosi migliorando l’ambiente che le circonda
Ma c’è anche il “sistema lavoro” che ha permesso di stilare report sui lavoratori migranti della fascia trasformata intervistando 6 aziende e 18 lavoratori, di mappare al momento 44 siti a rischio inquinamento – del suolo, con il percolato, e dell’aria con le ‘fumarole’ – che deriva in parte pure da comportamenti illegali di smaltimento dei rifiuti di serra, di coinvolgere anche grazie alla rete “Radar” (Rete Aperta anti Degrado Ambientale Ragusa), attivare la racconta differenziata in contrada Alcerito partendo dai bambini.
Significativi segnali di cambiamento che la COP (comunità degli operatori di progetto che vede in Massimo Zortea il ruolo di facilitatore) ha condiviso manifestando anche una esigenza emersa con prepotenza: comprendere a fondo le interconnessioni riscontrate tra lo sfruttamento lavorativo femminile e la violenza di genere.
Proprio su questo tema, con la volontà di Valentina DiStefano, legale rappresentante di progetto, e Vincenzo La Monica,che lo coordina, si è incentrata la parte formativa che ha visto la presenza di Consuelo Bianchelli, antropologa del laboratorio di Etnoantropologia dell’Università di Modena e Bologna. “