Yacouba Sisse ha 18 anni, proviene dal Gambia. Da un anno e mezzo si trova in Italia, ospite di uno dei progetti di accoglienza SAI, gestiti dalla cooperativa Fo.Co. a Vittoria. Da tre mesi, vive un’esperienza di affido temporaneo. Nei fine settimana o in alcuni giorni di vacanza, si trasferisce a Ragusa.
Yacouba ha alle spalle una storia difficile. Anche lui, come altri, è arrivato tramite la via della Libia, dove ha vissuto e lavorato: un’esperienza traumatica che lo segna ancora.
«Yacouba è un ragazzo dolce, ma ha avuto un’infanzia difficile e questo lo condiziona – racconta Rolando Genovese che insieme alla moglie Susanna, lo ha accolto a Ragusa – si sta abituando, a poco a poco, alla vita del nostro paese. A Vittoria frequenta i corsi scolastici per conseguire il diploma di scuola media. Noi cerchiamo di supportarlo insegnando la matematica, la lingua italiana e tutto ciò che può essergli utile ai fine del suo inserimento socio-relazionale e lavorativo. Ma cerchiamo soprattutto si sostenerlo nella vita, nelle scelte che dovrà fare. L’esperienza vissuta lo ha segnato e ora ha bisogno di imparare a fare delle scelte, di assumersi delle responsabilità». «In passato avevamo avuto altre esperienze di affido – aggiunge Susanna Battaglia – Venticinque anni fa abbiamo ospitato dei bambini della Bielorussia, qualche anno fa sono stati con noi Aboubakar e Mamadou. Oggi Mamadou ha 25 anni, si è ben integrato e infatti ha un lavoro e vive nel Nord Italia».
La storia di Yacouba è una delle tante emerse negli ultimi due anni nell’esperienza della cooperativa Fo.co., che in qualità di Capofila insieme ai Partner di progetto – Fondazione Cesvi, Refugees Welcome Italia, Associazione Casa della Comunità Speranza, Associazione l’Albero della Vita, Centro Penc, Accoglierete e Comune di Siracusa – ha realizzato il progetto FAMI Prog-3712 “La Casa SiCura. Percorsi di promozione dell’affido familiare per msna in Sicilia”, per l’affido familiare dei minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia senza le loro famiglie o senza un adulto che possa prendersi cura di loro nelle province di Trapani, Siracusa, Catania e Ragusa e che si concluderà il 31 maggio. Ieri, a Ragusa, nella sede del Centro Polifunzionale di Informazione e Servizi per l’Immigrazione, in via Napoleone Colajanni, sono stati presentati i risultati raggiunti. Due affidi familiari sono già stati avviati a Ragusa. Si tratta di due affidi part time, in quanto il ragazzo affidato trascorre con la famiglia solo una parte del suo tempo. Altri due affidi, questa volta full time, sono stati avviati in provincia di Siracusa. Altri ancora si concretizzeranno a breve. Insieme a Yacouba, c’era anche Bo Bacar Chire e Adriana Passarello, che lo ha accolto in affido.
«L’obiettivo del progetto – afferma Marta Laterra, psicologa dell’équipe multidisciplinare di Ragusa – è stato quello di avviare dei percorsi di formazione per favorire l’affido familiare. Abbiamo realizzato dei momenti formativi sulla pratica dell’affido familiare di msna, abbiamo coinvolto i servizi sociali territoriali e i Centri Affido, ove presenti, nella messa a punto di un modello sperimentale di presa in carico dei minori stranieri non accompagnati. Abbiamo cercato di mettere in rete tutti, per favorire l’espletamento delle pratiche burocratiche e, al contempo, creare una rete di relazioni, di conoscenza e di contatti che possano sostenere, anche in futuro, questo progetto. Siamo riusciti a concretizzare un certo numero di affidi, il numero avrebbe potuto essere più alto, ma crediamo che si siano poste la basi perché si possa proseguire anche dopo la conclusione del progetto».
Mariachiara Gatto, operatrice di rete territoriale di Ragusa, ha delineato i risultati del progetto e le prospettive future. «La vita in comunità, in Italia, non è la sola alternativa per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Questi ragazzi non hanno solo bisogno di un tetto, di cibo e di conoscere la lingua italiana. Per loro è importante avere al fianco qualcuno che li sostenga e li aiuti nelle scelte concrete che dovranno fare, come avrebbero fatto i loro genitori. L’affido familiare è anche questo. Sulla scorta di questa esperienza ci auguriamo di poter continuare a sensibilizzare i vari territori alla pratica dell’affido di minori stranieri non accompagnati».