Veglia di preghiera per il superamento delle discriminazioni contro le persone Lgbt

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La bandiera arcobaleno, simbolo del movimento Lgbti

Martedì 30 maggio, alle 18.30 presso la Casa di spiritualità dei Padri Gesuiti di Ragusa (via del Sacro Cuore 46), si terrà una veglia di preghiera e riflessione per il superamento delle discriminazioni verso le persone omosessuali, bisessuali e transgender. La veglia è organizzata dai gruppi ragusani delle associazioni “La Tenda di Giornata” e “Cristiani LGBT Sicilia” e sarà presieduta da padre Cesare Geroldi, gesuita. Al termine ci sarà un momento conviviale. Nel mese di maggio di ogni anno, veglie per il superamento dell’omotransfobia sono celebrate nelle chiese di numerose città italiane. Esse prendono spunto dalla risoluzione con cui nel 2007 il Parlamento europeo ha istituito una Giornata internazionale contro l’omofobia, e soprattutto dall’esortazione “Amoris laetitia” del 2016, in cui Papa Francesco scrive che “ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione”. Luigi e Valeria, genitori cristiani con una figlia LGBT+ soci de La tenda di Gionata, spiegano l’importanza di partecipare alle veglie per il superamento dell’omotransbifobia: «Sono una grande, bellissima occasione per riflettere su come Dio ci guarda. In un mondo che sembra percorso dalla paura (paura della vita, paura della libertà, paura del nuovo, paura di chi è diverso), è bello ricordare che Dio ci guarda in modo unico, e ci invita a entrare in relazione piena e personale con Lui. Questa veglia può essere un’occasione perché ogni persona nella Chiesa e nelle nostre comunità inizi a guardare le persone come le guarda Lui: senza steccati, senza barriere, senza pregiudizi. È importante perché crediamo che la Chiesa, attraverso l’apertura alle persone LGBT+, alle loro storie, alle loro sofferenze e alle loro gioie, possa riscoprire la libertà creativa dello Spirito e la vocazione a “spalancare le porte” e a vivere l’accoglienza e l’inclusione che sono alla radice del Vangelo. È importante perché vogliamo testimoniare che rifiuto, violenza, discriminazione, ghettizzazione, bullismo, esclusione, non fanno parte del nostro linguaggio e non devono, non possono far parte del linguaggio della Chiesa: perché, come dice Papa Francesco: “Ogni persona è figlia di Dio, ogni persona. Dio non rifiuta nessuno, Dio è padre. E io non ho diritto a cacciare nessuno dalla Chiesa. Non solo, il mio dovere è di accogliere sempre. La Chiesa non può chiudere la porta a nessuno. A nessuno».