Gli hanno chiuso la via d’accesso alla Pagoda e alla sua abitazione, annessa al luogo in cui ogni giorno, da decenni, rinnova la sua preghiera per la pace. Non sono riusciti però a toglierli la perseveranza e la mitezza, che hanno accompagnato la grande azione pedagogica per la pace, sin da quando 112 missili Cruise a testata nucleare furono portati nella base aerea di Comiso.
Il monaco buddista Gyosho Morishita oggi ha 78 anni, non riesce più a camminare agilmente come una volta, quando col suo tamburello ogni mattina faceva il giro per le strade di Comiso. Oggi, in realtà, non può muoversi quasi più, perché chi ha la proprietà della stradina, unica via d’accesso alla Pagoda di contrada Canicarao, gli ha prima tagliato i tubi dell’acqua e poi messo un lucchetto che nei fatto lo rende ‘prigioniero’ della collinetta dove il monaco vive.
Questo nonostante più pronunciamenti del Tribunale di Ragusa prevedono, in attesa di una sentenza definitiva, che il reverendo debba avere la possibilità di entrare e uscire, passando per quella stradina, quando ne abbia voglia e necessità, e che ogni giorno, dalle 16 alle 18, i fedeli possano accedere il il culto.
Nonostante ciò la proprietaria della stradina si ostina a mettere un lucchetto nel cancello d’ingresso, violando palesemente quanto stabilito dal giudice,
Domenica si è svolta una manifestazione di protesta, assolutamente pacifica, dinanzi al cancello chiuso, organizzata dal Comitato Pagoda della Pace. Era presente anche il sindaco Schembari. Il Comune ha provato a fare, in questi anni, da tramite per una soluzione ragionevole e rispettosa per i diritti di un uomo di 78 anni a cui Comiso, la Sicilia e tutto il mondo devono tanto. Il Comune s’è impegnato a portare l’acqua con autobotti. Ma il lucchetto al cancello rende impossibile il trasporto dell’acqua.
Un Comitato di cittadini aiuta il reverendo portando cibo e ciò che gli occorra. Ma la situazione è insostenibile. C’è una sentenza del Tribunale: intervenga la pubblica autorità per farla rispettare!