La vicenda del parco eolico offshore fa registrare diverse prese di posizione. Se il Comune di Ragusa nei fatti tace, non avendo sentito il bisogno di confrontarsi con la città su un tema così importante, altri comuni, come quello di Vittoria, sono molto attenti sulla questione. Soprattutto sui punti critici di un piano presentato quasi a zero impatto. Vittoria teme per la marineria. Tema sollevato anche dal deputato regionale del Pd Nello Dipasquale. Lo stesso Dipasquale, come aveva fatto anche il candidato sindaco di Ragusa dell’area progressista e riformista Riccardo Schininà, punta l’attenzione sulla questione del ristoro economico per i territorio interessati dalla distesa di pale eoliche in mare. Legambiente, che sin da subito si è detta favorevole all’impianto, riconosce la bontà di alcuni punti critici sollevati. La questione della mancata previsione di fideiussioni, garanzia unica in caso l’impresa, tra trent’anni, non provvederà a smontare le pale lasciando un cimitero di aerogeneratori in mare. Ma anche la necessità di ristori per il territorio.
Legambiente Ragusa, riferendosi a una nota di Dipasquale in cui avanzava diverse perplessità e dubbi, parla di una “reazione ragionata, dialogante e per alcuni aspetti condivisibile mentre per altri decisamente no”. Nel dettaglio: “Finalmente la politica riconosce che i cambiamenti climatici ci sono e che stanno creando crescenti danni all’agricoltura, alle infrastrutture e alle disponibilità idriche potabili e che bisogna puntare alla decarbonizzazione investendo sulle energie rinnovabili e tra queste anche sull’eolico offshore”. L’associazione ambientalista spiega l’iter: “La richiesta di concessione demaniale per gli impianti eolici offshore è solo la prima fase di un iter amministrativo che prevede subito dopo la valutazione di impatto ambientale, per concludersi con l’autorizzazione unica di costruzione ed esercizio da parte del ministero delle Infrastrutture. I progetti preliminari presentati dai proponenti saranno valutati dalle Capitanerie di Porto in ordine sia alla sicurezza della navigazione, sia alla compatibilità delle strutture costituenti l’impianto con le altre attività marittime come la pesca. Successivamente, la Capitaneria di Porto procederà con l’accertamento delle condizioni per il rilascio della concessione demaniale marittima attraverso l’acquisizione dei pareri e delle autorizzazioni da parte degli enti e amministrazioni competenti. Tutte le altre problematiche saranno prese in esame successivamente come la sostenibilità ambientale che sarà affrontata dopo la presentazione di un progetto dettagliato nel corso della procedura di VIA”. In pratica: ci saranno le sedi opportune per le opposizioni. Ma è chiaro che in questa fase non può non esserci una valutazione e un confronto a livello politico, che coinvolga i cittadini e non faccia passare un progetto faraonico di pale eoliche sotto silenzio. La strategia, nei fatti, adottata dal sindaco Cassì che ha liquidato il tutto con un post farcito di slogan e poca sostanza. Legambiente riconosce il rischio della mancata dismissione degli aerogeneratori a fine produzione. E suggerisce la fideiussione, come dicevamo. Ma nei fatti il progetto presentato non la prevede. E così anche quelli già passati ‘sotto silenzio’, sottolinea Dipasquale. Legambiente ammette che “nello specchio di mare dove insiste l’impianto sarà istituito il divieto di pesca”. E suggerisce l’indennizzo ai pescatori, “laddove l’installazione dei parchi eolici offshore si ripercuota sulle loro attività e nel caso non si riescano a trovare soluzioni che potrebbero attenuare il potenziale conflitto e creare condizioni di parità tra la pesca e le energie rinnovabili offshore”. Minimizza sui rischi di “eventuali sversamenti di olio lubrificante presenti sulle torri eoliche… appaiono rischi di gran lunga inferiori se confrontati a quelli legati alla presenza della piattaforma VEGA A”.
Riconosce, inoltre, la necessità di un’attenta analisi “costi-benefici di tutte le componenti socio-economiche, tenendo in considerazione i conflitti con altri usi (la pesca in primis) e le necessità dei territori, nonchè attivando tavoli di discussione con tutte le parti interessate”. E riprende una delle questioni sollevate in particolar modo da Schininà, cioè quella del confronto pubblico che a Ragusa non c’è stato. Quella di Legambiente appare come una chiara tirata d’orecchie al Comune di Ragusa, citando quanto sostiene il parlamento europeo, secondo cui “è fondamentale creare un ampio consenso pubblico in merito ai progetti riguardanti le energie rinnovabili offshore, coinvolgendo gli attori locali per aumentare l’accettazione pubblica dell’energia eolica offshore e per accrescere la fiducia del pubblico nella capacità delle energie rinnovabili di garantire non solo il contrasto ai cambiamenti climatici ma anche l’indipendenza energetica e approvvigionamenti energetici sicuri”. E per questo motivo auspica “che in futuro sia promosso con un approccio scientifico un dibattito pubblico sull’eolico offshore in provincia di Ragusa, stavolta coinvolgendo tutti i soggetti interessati, e non come è stato finora solo alcuni soggetti”. Dipasquale interviene nuovamente, e dichiara: “Sulla questione dei parchi eolici offshore, leggo con piacere la risposta di Legambiente che, seppur con alcune precisazioni, ribadisce la necessità di operare immediatamente attraverso un dibattito, urgente, politico e scientifico che coinvolga tutti i soggetti interessati. Il sottoscritto, in quanto promotore dell’Osservatorio sui cambiamenti climatici all’ARS, ha avvertito da subito la necessità di porre attenzione al problema, considerate le gravi ricadute sull’agricoltura, le infrastrutture e le devastazioni conseguenti”.
E aggiunge: “Apprezzo che le mie preoccupazioni sulle garanzie siano condivise pienamente chiedendo dei meccanismi finanziari che coprano lo smaltimento degli impianti… purtroppo, però, a oggi il percorso di autorizzazione è già partito per alcuni impianti senza prevedere fideiussioni e modalità di intervento sulla rimozione e sullo smaltimento degli stessi che , di certo, non ha costi e modalità irrilevanti”. Il deputato del Pd conclude: “Il mio grido d”allarme nasce proprio dal fatto che è stato avviato l’iter e, in taluni, casi sono state conseguite già delle autorizzazioni in totale mancanza di tutela e garanzia del nostro territorio e dei suoi attori, spostando il tutto su base ministeriale senza che gli enti interessati si siano adeguatamente e coscientemente documentati, senza chiedere garanzie e indennizzi, accettando supinamente tutto senza una valutazione seria in nome della transizione ecologica. Nessuno vuole bloccare la decarbonizzazione e soluzioni energetiche, ma ci vogliono le dovute attenzioni, cautele e salvaguardia dei territori e dei loro abitanti, per un processo di crescita condiviso”.