Giovanni Gulino è un giovane ragusano che, con le sue poesie, tiene sempre alte l’attenzione sui temi legati alla tutela dei diritti delle persone con disabilità. Ci ha inviato due poesie che ha scritto in questi anni e che sono un’occasione importante di riflessione. Le condividiamo con piacere e gratitudine per questo impegno di Giovanni a richiamare sempre tutti su temi che dovrebbero essere al centro delle politiche pubbliche.
LAVORO
D’un tratto m’hanno tolto il lavoro
lo considero un bene prezioso,
esso mi permetteva d’uscire
relazionarmi con gli altri
star spesso a casa è roba da matti.
Sul posto di lavoro penso d’esser stato corretto
ma qualche errore per fretta e impulsività
l’ho pur commesso.
Per la politica italiana
un disabile ha diritto a lavoro
solo se rinuncia alla maggiorazione,
a malincuore ho preso la triste decisione: licenziarmi.
In questo caso i politici italiani
hanno deciso di non volere il bene
di tutti i disabili come me,
che nei limiti delle nostre capacità
avremmo potuto lavorare se le leggi italiane
non venissero redatte da un governo infame.
I sindacati dovrebbero tutelarci
facendo anch’essi la loro parte,
preferiscono invece tenerci in disparte.
Viva l’italia che lavora recita un verso
d’una canzone di De Gregori,
senza sapere che quarant’anni dopo,
saremmo rimasti noi disabili senza lavoro.
Il miglior stipendio senza far nulla e senza competenze
lo intascano loro coi soldi delle nostre tasse,
vorrei tanto che un giorno
la situazione politica cambiasse.
DIRITTI
Noi disabili abbiamo dei diritti
che dallo Stato, vengono calpestati
non ci fanno sentire apprezzati
e stimati dalla società.
Ogni giorno facciamo i conti
con una dura realtà,
che spesso è causa d’ infelicità.
Uscire per noi, non è facile
per gli ostacoli che si incontrano,
ma se la gente ha un cuore,
potrebbe venirci incontro
invece di farci aspettare fuori,
quando andiamo a fare qualche commissione.
E’ un nostro diritto
poterci muovere liberamente,
senza nessun ostacolo,
pare che quando si tratta di adeguare i locali
la gente se n’è infischia
e segue la mischia, dicendo che l’adeguamento,
non è obbligatorio ma per noi disabili
essere trattati alla pari degli altri
è la regola d’oro.