“Ho rischiato la mia vita pur di salvare la loro e leggere oggi una notizia così è un altra pugnalata al cuore”. Santi Galofaro è uno dei due ragazzi che, mentre la pineta bruciava da più parti, non si sono dati per vinti e hanno rischiato grosso per salvare gli animali. Oggi commenta così, sui social, la notizia riportata dalla Lav.
È una nota dai toni allarmati quella dell’associazione animalista, una voce che si leva per la tutela di 25, tra asini e cavalli, che sono stati salvati dall’incendio di Calaforno, ma che ora potrebbero essere venduti all’asta e non si sa che fine farebbero.
“Sono sopravvissuti ad un incendio – si legge nella nota – ma rischiano di essere svenduti all’asta se non interverrà urgentemente il neo Presidente della Regione Renato Schifani. Questa è infatti purtroppo, a oggi, la sorte di 6 asini e 19 cavalli tenuti allo stato semi-brado all’interno dell’Azienda Pilota regionale per l’allevamento dell’Asino Ragusano che si trova in zona Calaforno.
Il Dipartimento Sviluppo Rurale e Territoriale della Regione Siciliana ne ha, difatti, deciso l’alienazione, così come definito nel Programma degli Interventi 2022, sia per ragioni economiche che per un diverso interesse verso il progetto di conservazione dell’asino Ragusano.
Un anno fa un violento incendio ha commosso l’opinione pubblica nazionale con le immagini di un’area naturale devastata e con i corpi degli animali che non ce l’avevano fatta.
Oggi proprio quei sopravvissuti rischiano – nella migliore delle ipotesi – di essere svenduti ed allontanati da relazioni affettive nei vari gruppi di specie, che verranno separati per finire presumibilmente in contesti ben diversi rispetto a quello attuale. Nella peggiore delle ipotesi la loro fine potrebbe essere il macello, in quanto registrati come DPA, ovvero “destinati alla produzione di alimenti”.
Sappiamo infatti per esperienza diretta, come a queste aste partecipino soprattutto commercianti e allevatori della filiera alimentare, interessati all’acquisto di animali per la macellazione. E il prezzo per chilo di peso vivo, come indicato nel bando, definisce il tipo di vendita”.
“Premessa la ovvia contrarietà della LAV a qualsiasi tipo di allevamento e di macellazione, – ha dichiarato Nadia Zurlo, Responsabile Area Equidi LAV- riteniamo assurdo che un’area naturale non metta in atto una pianificazione controllata delle nascite animali affinché non si verifichi una potenziale necessità di ridimensionamento”.
“Presidente Schifani chiediamo il Suo urgente intervento per annullare l’asta pubblica, ridefinire il piano di interventi del parco, stanziare i fondi necessari per il mantenimento in vita di questi animali e in ultimo adottare una moratoria delle nascite attraverso mezzi naturali, come la separazione dei maschi dalle femmine, o attraverso la sterilizzazione dei maschi” ha concluso Zurlo.