All’indomani delle polemiche sulla bandiera arcobaleno apposta sulla facciata del Municipio di Scicli, che qualcuno ha considerato “discriminatoria e fuori luogo” e che il sindaco Mario Marino ha ordinato di rimuovere ieri pomeriggio con insolito tempismo, l’associazionismo Lgbt+ ragusano non si ferma. Al contrario, pur nell’amarezza inevitabilmente seguita alla discutibilissima decisione del primo cittadino, rilancia le proprie iniziative con forza e determinazione ancora maggiori.
Questa sera proprio a Scicli, a Villa Penna, si terrà un evento pubblico per i diritti e contro l’omobitransfobia organizzato da Arcigay Ragusa. A partire dalle ore 21 saranno proiettati il documentario di Giulia Ottaviano La mamma dei femminielli, sulla vita dell’attivista transgender napoletana Loredana Rossi, e a seguire il cortometraggio Ragusa Pride 2022 di Antonella Pulvirenti sulla parata dello scorso 25 giugno a Marina di Ragusa.
Ieri sera, invece, l’assemblea dei soci di Arcigay Ragusa ha eletto due nuovi consiglieri nel direttivo provinciale, Federica Schembri e Francesco Lorefice. La prima, socia fondatrice di Start Scicli, collabora da anni con diverse associazioni del territorio sui temi dell’ambiente, dell’inclusione, dei processi partecipativi e dell’innovazione culturale; il secondo è un attivista per i diritti umani da sempre impegnato nella vita civile del Paese.
L’allargamento del direttivo risponde a un programma più ampio espressamente richiamato dal presidente Andrea Ragusa nel suo discorso introduttivo, che comprende il rinnovamento e l’allargamento della partecipazione, il consolidamento dell’impegno e della responsabilità di tutti gli associati, il rafforzamento del radicamento sociale di Arcigay Ragusa e della collaborazione con le altre realtà attive sul territorio in un’ottica di intersezionalità delle battaglie e delle rivendicazioni.
“Ci prepariamo ad affrontare un periodo politico complicato – ha dichiarato Andrea Ragusa –, nel quale dobbiamo fare rete in modo concreto con le altre associazioni. Non vi nego una certa preoccupazione. Credo sia necessario lanciare una serie di incontri nella comunità con le nostre eccellenze, associazioni di giuriste e giuristi, coloro che lavorano a scuola, nella sanità, creare reti di supporto e lavorare su progetti concreti. Perché ancora oggi ci sono persone che vengono picchiate per strada perché omosessuali e che vivono vite nascoste, negate. Questo non dobbiamo dimenticarlo, deve essere un monito per tutte e tutti noi.”
Uno dei passaggi chiave di questo programma è stato il cambiamento del nome e del logo dell’associazione, che da un mese a questa parte è semplicemente Arcigay Ragusa, non più “Arcobaleno degli Iblei”. Un modo chiaro e netto per segnalare un cambio di passo e una presa di distanza dalle modalità di gestione precedenti.
Altro step fondamentale, la creazione di un’apposita Commissione Pride all’interno di Arcigay Ragusa, guidata da Stefania Assenza ed Emanuele Micilotta, che in sinergia, lealtà e trasparenza collaborerà con le altre tre associazioni del Comitato Ragusa Pride, Agedo Ragusa, Uaar Ragusa e Katastolè Prospettive.
“Non potevamo non accogliere quanto questo primo Ragusa Pride ha messo in circolo – ha affermato il presidente di Arcigay Ragusa -. Da questo Ragusa Pride sono scaturite catene virtuose di relazione, voglia di creare, desiderio che tutto non fosse solo un abbaglio. Molti ci chiedono: cosa possiamo fare? Come possiamo contribuire? La Commissione Pride è una risposta, ma è anche un cammino fianco a fianco, insieme, con i propri talenti e le proprie caratteristiche, senza pregiudizio o presunzione di essere i migliori della classe. Siamo tutte e tutti indispensabili in questo mosaico che è Arcigay Ragusa, ma che non ci venga l’idea di essere autocentrici ed egoriferiti. Questo non fa bene al mondo del volontariato e dell’associazionismo.”
Segnali di apertura e di rinnovato impegno, dunque, tanto più necessari in un momento storico nel quale il rischio di perdere terreno sul fronte dei diritti e delle libertà è sempre più reale e preoccupante.
La bandiera arcobaleno del palazzo comunale di Scicli, che da circa un anno e mezzo era diventata uno dei simboli dell’impegno civico della città, dopo essere stata letteralmente scippata da quel luogo assume suo malgrado un significato opposto, quello della chiusura, del silenzio e del rifiuto. Su questa vicenda Andrea Ragusa commenta: “Vorrei che chi ha definito la bandiera ‘discriminatoria e fuori luogo’ spiegasse ai cittadini e alla cittadine che si sentono rappresentati da essa cosa si intende per discriminatoria. Di fatto è una bandiera che promuove i diritti, l’inclusione, la non discriminazione, l’uguaglianza. Se fosse un simbolo di discriminazione e non di inclusione, non sarebbe di certo stata appesa al Palazzo di Città, che è la casa di tutti e di tutte. Ci vantiamo che Scicli è la città per la pace e per i diritti umani, ma togliere la bandiera non dimostra questo, anzi. A due mesi di distanza dal Pride, con questo gesto ritorniamo indietro di cinquant’anni”.