I cambiamenti climatici coinvolgono tutte le dinamiche atmosferiche, comprese le acque superficiali del mar Mediterraneo che di fatto stanno acquisendo caratteristiche tropicali, per le alte temperature (stanno arrivando fino a 30°C, mai così tanto).
A dominare la scena su buona parte dell’Europa da ormai oltre 2 mesi è l anticiclone africano. Questa configurazione, un vero e proprio blocco atmosferico, sta influenzando anche lo stato termico della superficie dei mari italiani, tanto che hanno già raggiunto la soglia dei 29/30°C specie sul mar Ligure, mar Tirreno e Canale di Sicilia.
“Avere un mare più caldo del normale (attualmente siamo a 4/5°C oltre la media) – spiegano gli esperti de IlMeteo.it – vuol dire avere un’energia potenziale aggiuntiva per intensificare le perturbazioni temporalesche o quanto meno per rafforzare quei fenomeni a scala locale, come per esempio i temporali marittimi.
Detto in parole semplici i contrasti termici rischiano di estremizzarsi ancor di più: da una parte abbiamo infatti le fresche ed instabili correnti in discesa dal Nord Atlantico/Europa, dall’altra il caldo accumulatosi sul bacino del Mediterraneo.
Una situazione potenzialmente pericolosa, per esempio, nel caso di “gocce fredde“, ovvero sistemi di bassa pressione, costretti al momento a rimanere in posizione quasi stazionaria perché inglobate all’interno di figure anticicloniche. Una simile dinamica, inserita in un contesto di temperature marine elevate, farebbe così aumentare il rischio della formazione di TLC (tropical-like cyclone), cioè di cicloni dalle sembianze di uragani tropicali che traggono l’energia di sostentamento dal calore superficiale delle acque del Mediterraneo, in grado di innescare venti violenti, nubifragi e nei casi più estremi alluvioni lampo che solitamente interessano fasce ristretti di territorio (come successo a Genova nel 2011 e 2014 o alle Cinque Terre)”.