Dopo lo stop degli anni della pandemia, da alcuni mesi è ripresa, a pieno ritmo, l’attività del progetto di agricoltura sociale “Coltiviamo salute” a cura dell’U.O.C. di Psichiatria di Modica, direttore facente funzioni Onofrio Falletta.
Si tratta di un “orto sociale” in città, dove un gruppo di pazienti coltiva verdure e ortaggi, secondo i principi di naturalità e biologicità, per poi distribuirli in un gruppo informale di acquisto solidale.
«Il Progetto è nato da un protocollo d’intesa, siglato nel 2016, tra il nostro Dipartimento di Salute Mentale, il Comune di Modica, l’associazione di volontariato «Ci Siamo Anche Noi» ed il Circolo locale di Legambiente «Melograno» – sottolinea Alessandra Barone, sociologa. «Per la sua realizzazione, il comune di Modica ha ceduto in comodato d’uso un piccolo fondo agricolo in territorio urbano, peraltro adiacente al nostro Servizio, l’associazione di volontariato, formata da pazienti e familiari, gestisce le attività orticole. Inoltre, il circolo Legambiente supporta l’iniziativa con le competenze tecniche dei suoi soci, nello specifico del dott. Pippo Cicero, e il nostro Servizio Psichiatrico supervisiona e coordina le attività.»
Un progetto innovativo di integrazione tra Sanità e territorio che oltre alla valenza riabilitativa, ha avuto una valenza educativa e ambientale per la Comunità locale attraverso la riqualificazione di uno spazio urbano prima abbandonato, alle visite didattiche organizzate per le scuole e alle iniziative di integrazione sociale nel quartiere. Un progetto peraltro di grande economicità, grazie alla semplicità delle risorse strumentali richieste e alla collaborazione tra enti pubblici, associazionismo e aziende private che hanno collaborato fornendo gratuitamente le piantine e i concimi (Ecofaber – Giannone Zootecnica – Fertilsud).
Quest’anno l’attività vede coinvolti dieci pazienti e si avvale della preziosa collaborazione della Comunità-Alloggio “Forza della Vita” e del supporto tecnico del giovane agricoltore, Damiano Buscema.
«Un gruppo motivato e coeso – rimarca la Barone – che ha sperimentato l’impegno e la costanza del lavoro ma anche la gioia della condivisione di obiettivi e risultati in un percorso di recupero dell’autonomia e di integrazione sociale.»
Un esempio di riabilitazione psichiatrica efficace, fuori dai luoghi di cura tradizionali, nel territorio; un’opportunità lavorativa protetta per il reinserimento produttivo nella società civile e soprattutto uno strumento formidabile di cura per i Pazienti e per il loro benessere.