Parte oggi il Ragusa Pride: “Stiamo facendo la storia”. Intervista a Elvira Adamo, Agedo Ragusa

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Iniziano oggi le celebrazioni per il Ragusa Pride 2022, che si articoleranno in due appuntamenti al Centro commerciale culturale di Ragusa, oggi e domani, e culmineranno sabato 25 giugno nella street parade e nella grande festa di piazza a Marina di Ragusa.

Da anni in prima linea nell’organizzazione dell’evento, Elvira Adamo, vicepresidente e portavoce di Agedo Ragusa, si appresta con emozione e una certa trepidazione a veder realizzarsi un progetto collettivo nel quale ha investito molto del proprio tempo, delle proprie relazioni e competenze professionali – quale counselor e consulente in formazione aziendale – e della lunga esperienza come attivista a Milano, prima, e a Ragusa da quando vi ha fatto ritorno sei anni fa.

Un progetto, quello del Ragusa Pride, che si inserisce nel più ampio lavoro portato avanti quotidianamente da Agedo per aprire nuovi spazi di agibilità alle persone Lgbtqia+ e alle loro famiglie, per creare luoghi di ascolto e protezione e per contribuire a costruire un cambiamento culturale non più rinviabile.

C’è una frase che Elvira ama ripetere in questi ultimi mesi: “Stiamo facendo la storia!”, ed è proprio di questa storia che ci parla nell’intervista che ci ha gentilmente concesso.

Elvira, il sogno di un Pride ragusano oggi diventa realtà. E’ stato un percorso lungo quello che ha portato a questo giorno, un percorso iniziato due anni fa, sospeso a causa della pandemia e riavviato negli scorsi mesi con grande determinazione dalle quattro associazioni riunite nel comitato promotore, tra le quali Agedo Ragusa che tu rappresenti. Ci racconti le tappe di questo percorso?

Il progetto di un Pride organizzato in provincia di Ragusa ha radici antiche. Per molto tempo diverse associazioni cittadine ne hanno parlato e lo hanno immaginato. Nel corso dell’estate del 2019 il Consigliere Comunale Mario D’Asta organizzò un incontro tra il Sindaco di Ragusa e Arcigay Ragusa. L’Amministrazione Comunale si mostrò disponibile a parlare di un Pride a Ragusa, ma chiese di avere proposte più concrete. Arcigay Ragusa comprese che era necessario il sostegno di altre associazioni sul territorio per realizzare un progetto così complesso e prese l’avvio quello che potremmo definire un “domino virtuoso” di alleanze. Arcigay Ragusa invitò Agedo Ragusa a far parte del Comitato Promotore e Agedo, a sua volta, coinvolse Katastolè Prospettive e UAAR Ragusa. Nella fase iniziale fu coinvolta anche l’Associazione Spazio 87, che ha lasciato il progetto nel 2021.

Nel gennaio del 2020 fu presentato all’Amministrazione Comunale un progetto dettagliato e prese il via – con il Patrocinio del Comune di Ragusa – il Ragusa Pride 2020 che, nelle nostre intenzioni, avrebbe proposto un ricco programma di manifestazioni diverse da gennaio all’estate per concludersi con la tradizionale parata celebrativa. Il Ragusa Pride 2020 riuscì a organizzare diversi incontri dal vivo e ci sorprese positivamente la risposta pronta della cittadinanza. Incontri con tematiche diverse richiamarono l’attenzione non solo delle persone della comunità lgbtqia+, ma soprattutto della società civile.

Poi arrivò la pandemia. Convinte e convinti, come tutti, che non sarebbe stato un periodo lungo, trasferimmo tutte le attività on line. Anche in quella modalità la risposta fu alta e partecipata. Sulla pagina Facebook del Ragusa Pride è possibile seguire tutto il percorso computo e le iniziative organizzate dal 2020 in poi. Speravamo sempre di poter portare a compimento il nostro progetto. Trascorse il 2020, tentammo un nuovo lancio nel 2021, ma il Covid non dava tregua. Finché, rendendoci conto che adesso, nel 2022, sarebbe stato possibile riprendere da dove avevamo lasciato, ci siamo impegnate e impegnati fortemente per organizzare il primo Pride della provincia di Ragusa e per arrivare alla parata del 25 giugno.

Sin dalle prime battute, dunque, il comitato promotore ha ricevuto una risposta positiva dalle amministrazioni. Già questo è un buon risultato, in una provincia come Ragusa che sconta un grande ritardo rispetto ad altre città siciliane, come Palermo, Catania e Siracusa, nelle quali il Pride è una realtà ormai da diversi anni.

Abbiamo sempre avuto l’appoggio dell’Amministrazione Comunale di Ragusa che ha concesso il Patrocinio e ha sempre collaborato con il Comitato Promotore del Ragusa Pride in modo attivo. Anche questo è stato ed è un risultato importante, che abbiamo visto come una volontà di cambiamento e apertura. Ma anche altri Comuni della provincia, come Vittoria, Comiso, Chiaramonte Gulfi hanno mostrato interesse per un Pride che, forse, potremmo definire ibleo, organizzando eventi e iniziative a assicurandoci la presenza di una loro rappresentanza alla parata del 25 giugno.

Dopo tanto lavoro, quali sono le aspettative e quali gli obiettivi che vorresti questo Pride centrasse?

Mi piacerebbe molto che la società ragusana cogliesse le opportunità offerte dal Ragusa Pride, che fosse curiosa di conoscere altri temi e aspetti diversi da quelli che solitamente vengono proposti. Il progetto del Ragusa Pride è nato con l’intento di integrare e mettere in relazione le diversità e di creare inclusione e scambio. L’eterogeneità dei fini sociali delle organizzazioni presenti nel Comitato Promotore evidenziano questo desiderio di pluralità e di inclusività che si è espresso anche con la proposta di temi che, spesso, vengono affrontati con superficialità e pregiudizi. Il 23 e il 24 giugno, ad esempio, ci saranno due incontri molto importanti al Centro Commerciale Culturale in Via Matteotti a Ragusa che ci porteranno ad approfondire alcune tematiche che riguardano tutte e tutti, non soltanto le persone appartenenti alla comunità Lgbtqia+.

Il Ragusa Pride è una porta che si apre e ci mostra un mondo nuovo. È l’occasione per parlare “con” le persone e non “delle” persone che molto spesso vengono definite “diverse”, senza riuscire poi a definire questa diversità. È l’occasione per comprendere quali sono le rivendicazioni e i bisogni di una parte della società civile. Vorrei che questo Pride servisse a fare informazione e a liberare la mente di molte e molti da stereotipi e pregiudizi che, molto spesso vengono accolti e ripetuti, perpetuati – direi – senza alcuna elaborazione individuale.

La società italiana nel suo insieme è cambiata molto, negli ultimi decenni, grazie soprattutto all’attivismo dei movimenti Lgbtqia+, che sin dalla loro comparsa hanno lottato per ottenere riconoscimento e diritti, ma anche per abbattere gli stereotipi e i pregiudizi ai quali facevi riferimento. A che punto siamo oggi?

In primo luogo, c’è ancora molta confusione sulle definizioni di orientamento affettivo e sessuale e identità di genere. Questa confusione è delle persone comuni, ma anche – ed è molto grave – delle istituzioni, della scuola, della politica, dei media. Si usano i termini omosessualità, transessualità, travestitismo quasi come sinonimi e, invece, di ognuno di essi potremmo parlare per ore. Questa confusione si alimenta di luoghi comuni, ad esempio: “maschi mancati” per definire le donne omosessuali, le persone trans si prostituiscono, una coppia gay non può avere e allevare dei figli sani e così via. Anche di questo si potrebbe parlare a lungo.

In secondo luogo, lo Stato deve attivarsi, in modo deciso, per sanare l’evidente differenza tra cittadini e cittadine di serie A e di serie B nel nostro Paese. Le unioni civili sono state un importante passo avanti, ma non sono un matrimonio egualitario. Il DDL Zan, affossato con cori da stadio veramente disonorevoli, mirava a riconoscere le aggravanti per reati compiuti nei confronti di persone considerate “minoranza”. È difficile proporre alle scuole e alle e ai docenti percorsi di formazione e di approfondimento sulle tematiche Lgbtqia+. Spesso ci sono casi di licenziamento legati a discriminazioni sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere, ma è difficilissimo dimostrare queste motivazioni e far applicare sanzioni.

Se una persona appartenente alla comunità Lgbtqia+ viene discriminata da uno Stato che dovrebbe tutelarla, ha difficoltà al lavoro e spesso deve nascondersi e tacere di sé, viene aggredita e colpevolizzata per aver “provocato” gli aggressori con un comportamento “sbagliato”, come può vivere un’esistenza piena, riconosciuta e serena?

Ne sono la dimostrazione proprio due suicidi avvenuti negli ultimi giorni. La morte della professoressa Cloe Bianco, di cui i media stanno parlando tanto, è stata preceduta da quella di Sasha, un ragazzo trans sedicenne che si è tolto la vita a Catania, una morte passata in sordina e che vorrei ricordare qui. Parlavo di uno Stato che non riconosce i diritti delle persone Lgbtqia+ e, non riconoscendoli, alimenta le discriminazioni. Cloe Bianco è vittima di questo. La scuola in cui insegnava avrebbe potuto accogliere il disagio espresso da alcuni genitori trasformandolo in un’occasione di formazione, informazione e crescita per tutte e tutti: famiglie, ragazze e ragazzi, corpo docente. Invece, ha fatto la cosa più semplice e più pavida. Ha scelto di nascondere Cloe Bianco, di svilirla, di non riconoscerla. Trovo terribile il modo in cui Cloe Bianco ha scelto di darsi la morte. Il fuoco distrugge ogni cosa, cancella, annienta. È come se Cloe Bianco avesse voluto cancellare ogni traccia di un’esistenza che le era stata negata da una comunità che le ha detto “tu non sei”.

C’è ancora un lungo e impegnativo lavoro da fare, dunque, oltre e dopo il Pride, nella vita di tutti i giorni. Quali sono i progetti di Agedo Ragusa per il prossimo futuro?

Agedo Ragusa è attiva da oltre dieci anni e opera in tutta la provincia accogliendo famiglie che chiedono un sostegno, ma anche ragazze e ragazzi che sono in difficoltà nel rapporto con le loro famiglie. Organizziamo periodicamente incontri ed eventi aperti alla cittadinanza. Immaginiamo che il Ragusa Pride darà maggiore visibilità a tutte le associazioni del Comitato Promotore, tutte e tutti saremo più facilmente riconoscibili – “stiamo mettendo la faccia” in questo progetto – e quindi sarà più facile farsi conoscere, far comprendere le finalità di Agedo e il sostegno che può offrire.

A settembre ci piacerebbe proporre alle scuole e alle aziende – in collaborazione con le altre associazioni del Ragusa Pride e non solo – dei percorsi informativi e formativi e ci aspettiamo che dal Pride e dalle energie che si sono attivate possano emergere nuovi progetti e iniziative.

In settembre potremo dare notizia anche di un altro progetto che stiamo avviando sul territorio, ma è ancora prematuro parlarne.

Un’ultima domanda, più personale. Tanta fatica e impegno, tante ore e giorni spesi nella costruzione di questo percorso, anche tante difficoltà nel portare avanti un progetto nuovo che dovrà mettere radici nel tempo. Come ti senti oggi, nel primo giorno del Ragusa Pride 2022? E qual è il tuo desiderio per il dopo-Pride?

Sono orgogliosa, siamo orgoglios* del lavoro fatto, portato avanti con pochissime risorse e molte difficoltà burocratiche e organizzative che hanno superato le nostre previsioni. I risultati che abbiamo raggiunto sono il frutto del lavoro delle volontarie e dei volontari delle nostre associazioni, ma anche e moltissimo del supporto di persone esterne alle associazioni che hanno donato tempo, competenze professionali e tecniche, materiali e tecnologie. Siamo grat* anche alle aziende che hanno sponsorizzato il Ragusa Pride e hanno scelto di legare il nome delle loro imprese a quello del Ragusa Pride, senza timori e pregiudizi.

Le persone che si riconoscono nella comunità Lgbtqia+ hanno già affrontato un percorso di riconoscimento delle proprie consapevolezze e dei propri desideri. Il mio desiderio è che ogni persona possa vivere con serenità il proprio orientamento e la propria identità e che questo possa avvenire in un Paese che si impegni a riconoscere le istanze della comunità Lgbtqia+ e a trasformare le istanze in atti concreti di tutela e di affermazione di diritti.

Ma il mio pensiero va anche alle persone che sono ancora alla ricerca di una definizione di sé, che vivono in una condizione di isolamento e di stigma, che hanno paura di dichiarare, a sé stesse e al mondo, chi sono e cosa desiderano. A queste persone auguro di trovare le risorse per prendere in mano la loro vita, anche con il supporto delle nostre associazioni, di lasciare andare timori, ansie e vergogna per affermare il diritto a esistere, amare, vivere con dignità e serenità.