“Nuove radici: coltiviamo diritti”. Al via il progetto contro il caporalato

117

Nutrita la partecipazione alla conferenza stampa di apertura del progetto “Nuove radici: coltiviamo diritti” che si è svolta ieri in contrada Magnì a Ragusa.

Erano presenti il Vescovo di Ragusa, mons. Giuseppe La Placa, Giuseppe Ranieri Prefetto di Ragusa, Giusy Agnello Questore di Ragusa, Michela Bongiorno, Dirigente dell’Ufficio Speciale Immigrazione della Regione Siciliana, il presidente della Fondazione San Giovanni Battista di Ragusa, Renato Meli, in qualità di ente capofila, Salvatore Maio di “Oxfam intercultura”, Chiara Facello, progettista della Fondazione San Giovanni Battista, Giovanni Di Natale Sindaco di Acate, Maria Rita Annunziata Schembari Sindaco di Comiso, Giuseppe Cassì Sindaco di Ragusa, Francesco Aiello Sindaco di Vittoria, e le associazioni aderenti al progetto.

L’obiettivo comune di tutti i soggetti coinvolti in questa iniziativa è stato perfettamente sintetizzato dalle parole del vescovo Giuseppe La Placa che ha parlato «di impegno sinergico e lavoro di squadra per il contrasto al fenomeno del caporalato nella nostra provincia, una vera e propria spina nel fianco che danneggia soprattutto i soggetti più fragili e vulnerabili che risiedono nel nostro territorio». La provincia di Ragusa, storicamente a vocazione agricola, conta una vastissima presenza di lavoratori provenienti da paesi terzi, impiegati per la maggior parte come braccianti nelle serre della cosiddetta fascia trasformata ma i cui diritti vengono quotidianamente calpestati. Questo progetto vuole quindi essere uno strumento a servizio della collettività per aprire degli spiragli concreti di miglioramento delle condizioni di vita, lavorative e non solo, dei tanti cittadini immigrati che risiedono nella nostra provincia e che hanno lasciato le loro terre per costruirsi un futuro prospero e dignitoso. Nello specifico – continua mons. La Placa –  bisogna restituire loro «l’anima e l’autostima perduta, perché quando le persone diventano vittime di uno sfruttamento strutturale vengono innanzi tutto privati della loro dignità».

«Non mi piacciono i progetti ma i processi a lungo termine che generano un effettivo cambiamento» – ha dichiarato , il presidente della Fondazione San Giovanni Battista di Ragusa, Renato Meli: «il nome che abbiamo scelto “Nuove radici: coltiviamo diritti” vuole essere simbolicamente lo spiraglio di un nuovo inizio che si tramuta in concretezza per i  beneficiari dell’iniziativa e che può e vuole essere da esempio nel percorso di costruzione di un sistema virtuoso di contrasto al lavoro irregolare. Il tema del lavoro è un tema che tocca strutturalmente la nostra nazione. Noi, per quel che ci compete, ci stiamo impegnando affinché i diritti dei lavoratori siano rispettati secondo quanto dettano sia le Ieggi costituzionali sia la dottrina sociale della Chiesa. È nostro desiderio, oltre che dovere, dare il massimo affinché il percorso che parte oggi porti, nel tempo, frutti duraturi».

Ricordiamo che il progetto fa parte di una delle cinque iniziative di co-housing e co-produzione finalizzate alla realizzazione di progetti pilota di agricoltura sociale innovativa che si realizzeranno mediante l’avvio di nuove imprenditorialità quale forma di accoglienza e inclusione socio lavorativa di soggetti provenienti da paesi terzi per il contrasto allo sfruttamento del lavoro in agricoltura.

Sono previste attività di orientamento e formazione degli utenti, con il fine ultimo di sviluppare in loro progettualità e autonomia verso l’autoimprenditorialità: azioni mirate per esplorare percorsi realisticamente percorribili di cooperazione e dialogo tra i diversi soggetti nel territorio, con l’obiettivo di dimostrare la fattibilità e la sostenibilità economica di soluzioni alternative al lavoro irregolare.

L’attività è finanziata dalla Regione Siciliana, Assessorato della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro, Ufficio Speciale Immigrazione nell’ambito del progetto Progetto P.I.U. Su.Pr.Eme. (Percorsi Individualizzati di Uscita dallo Sfruttamento), e co-finanziata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione e dall’Unione Europea, PON Inclusione Fondo Sociale Europeo 2014-2020.