Sconfiggere la mafia grazie agli insegnati. Faustino Rizzo ad Haifa racconta come

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Come può un bambino cresciuto in contesti mafiosi, avvicinarsi alle istituzioni? Che ruolo hanno gli insegnanti nel suo processo di crescita?
Gesualdo Bufalino diceva che «…la mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari…».

E proprio partendo  da questi interrogativi e soprattutto dall’affermazione del giornalista, politico e scrittore siciliano, che il giovane studioso ragusano Faustino Rizzo ha realizzato il suo intervento alla conferenza dal titolo Social Justice in Multicultural Settings che si sta svolgendo (dal 7 al 9 giugno) ad Haifa.

Rizzo, che sta frequentando il Dottorato di ricerca industriale presso il Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dell’Università di Modena e Reggio Emilia e Fondazione Reggio Children-Centro Loris Malaguzzi, ha ripreso il paragone, proposto nel ‘Reggio Emila approach’, del ruolo dell’insegnate come filo di Arianna, capace di far uscire questi giovani dal labirinto della criminalità organizzata.

Partendo dalla domanda su come la scuola può aiutare questi ragazzi, la risposta viene data ricordando come prima cosa che la scuola spesso, è l’unica istituzione che queste famiglie conoscono e con cui si rapportano.  Gli insegnati dunque, diventano anello di congiunzione tra le famiglie e la democrazia. La scuola è il ponte tra questi due mondi e può offrire, se non è solo basata sul mero apprendimento, ma anche sulla partecipazione alla vita sociale, un modo diverso di leggere la realtà e dunque di rapportarsi con essa.

Un intervento dunque, basato sulla figura dell’educatore,  da formare affinchè, a sua volta, possa donare le armi della cultura e della legge ai ragazzi, così che loro stessi si identifichino come risorse della società.

Come già Bufalino aveva immaginato negli anni più intensi della lotta alla mafia, gli anni ’90, la scuola con il suo esercito pacifico di insegnati, può davvero fornire una prospettiva di vita diversa anche a chi potrebbe sembrare ormai perduto?

La risposta è affermativa, ma di certo il singolo educatore non può molto se non supportato da un sistema scuola adeguato e, alle volte, rivoluzionario.