Un avvocato ed importante uomo politico viene ucciso in una città del meridione. Mentre gli inquirenti indagano, la città ufficiale e quella sotterranea si interrogano sul significato di quella morte e sulle conseguenze ed implicazioni che potrebbero derivarne.
L’indagine sull’omicidio di un avvocato, quindi, sullo sfondo di una città, denominata semplicemente S., che diventa imponente coprotagonista con la sua storia millenaria, gli scenari naturalistici e urbani, le ombre e le virtù.
Si presenterà, domenica pomeriggio, a Ragusa (appuntamento alle 17 nell’auditorium di Santa Teresa, a Ibla), nell’ambito di A Tutto Volume, ‘La città del vento’, l’opera prima di Francesco Pulejo, magistrato catanese prima componente ed ora coordinatore della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Catania.
A presentare il volume sarà il magistrato Bruno Giordano, che dialogherà con l’autore.
Il racconto – pubblicato da Navarra editore – si apre con un’omicidio: quello dell’avvocato e politico Riccobono, brillante principe del foro della città di S. che si trova in un’isola battuta dal vento di scirocco e profumata da gelsomini e salsedini. Il delitto dà lo spunto a un’inchiesta serrata in cui sarà compito di una squadra – il commissario Santacroce, l’ispettrice Franca Lanza e il maggiore Troga – tentare di risolvere il ‘giallo’.
Un racconto che è frutto di fantasia, ma attinge a alla lunga esperienza professionale di Francesco Pulejo, entrato in magistratura nel 1986. Tra gli incarichi ricoperti anche quello di Procuratore capo di Modica.
“Il romanzo – spiega l’autore – voleva essere un atto di amore e di speranza per Catania, la città dove sono cresciuto, dove mi sono formato; dove i miei figli sono nati e da cui sono dovuti partire; alla quale sono profondamente legato e di cui non mi riesce ancora di digerire storture e ingiustizie. Ma nel romanzo non c’è la cronaca di Catania, come non c’è la cronaca della Sicilia. A parte tutto, certamente non sarei stato capace di condensare in poche pagine una realtà così complessa come quella che ci circonda. È solo una storia, che mi auguro si possa leggere con interesse”.
Sulla genesi del romanzo, l’autore così spiega:
“Sono partito con l’idea di raccontare una storia che mi sembrava interessante; poi, scrivendo, a mano a mano, potrei dire che la storia si sia sviluppata da sola, e che i vari personaggi abbiano acquistato spessore e caratteristiche loro proprie. Alla fine, il risultato non è stato quello che avevo immaginato all’inizio. Certamente non avevo progettato le riflessioni, le considerazioni, gli sviluppi della trama, che si sono via via presentati quasi spontaneamente al fluire del racconto. Le conclusioni sono provvisorie, e lasciate alla
immaginazione del lettore”.
E sui tempi della stesura, rivela:
“Ci sono voluti diversi anni. Bisogna però tener conto che da scrittore dilettante, direi quasi a tempo perso, non mi sono dedicato con assiduità alla stesura del romanzo, ma ho utilizzato soprattutto il periodo estivo e quelli di libertà dal lavoro. All’inizio è stato soltanto un divertimento, poi, man mano che sono andato avanti nella elaborazione dell’intreccio, l’impegno è cresciuto e si è trasformato in una sfida con me stesso”.
La ‘città del vento’ è anche un romanzo sulla Storia del Meridione: dalle dominazioni antiche alle sperequazioni odierne, lo strapotere della criminalità organizzata, la corruzione dei vertici istituzionali, tra Chiesa e amministrazioni.
Un romanzo poderoso – com’è stato acutamente osservato -, complesso, sulla Sicilia, che si innesta sulla scia letteraria che va da Giuseppe Tomasi di Lampedusa ad Andrea Camilleri
passando per Leonardo Sciascia.
Pulejo risponde: “Di questi Grandi e di molti altri certamente sono debitore, come un raccoglitore di conchiglie è debitore dell’oceano del sapere. Non si può scrivere e nemmeno tentare di scrivere, a mio parere, senza leggere. Lo scrittore deve essere un lettore, anche perché i libri parlano sempre di altri libri”.