Una pioggia di petali di rosa. Una cascata lenta, meravigliosa, in grado di riempire gli occhi di sensazioni positive, quella consumatasi ieri sera nella navata centrale della chiesa Madre di Comiso. Un momento straordinario che ha reso suggestivo e affascinante il rito della Svelata. Ancora più sensazionale dopo un’attesa durata due anni. E tutto ciò dinanzi a una folla di fedeli che ha assistito con grande devozione a uno dei momenti più sentiti dei solenni festeggiamenti in onore di Maria Santissima Addolorata.
Il simulacro settecentesco della Vergine, gelosamente custodito nella nicchia dell’altare laterale, è così riapparso adornato di una splendida veste. Il manto di velluto blu scuro tempestato da stelle dorate, un’opera di pregevole artigianato locale, è stato realizzato nel 1880 su commissione della signora Giuseppina Ciarcià. Prima della Svelata, il manto (spazio in questo caso a quello nuovo realizzato nel 2000 donato dalla signora Nunziata Vittoria per salvaguardare l’antico) ha animato la processione, insieme con la raggiera, la spada, le spille a forma di cuore e al fazzoletto, adagiati su cuscini di seta portati dai paggi, dalla chiesa di San Biagio alla chiesa Madre. A recare il manto il vicepresidente del comitato dei festeggiamenti Michele Battaglia, il segretario Nunzio Gorgone e il tesoriere Biagio Bozzetti. La processione assume la caratteristica denominazione de “A pigghiata ro Mantu” ed è un’altra fase significativa dei festeggiamenti della Vigilia. La Svelata, negli ultimi anni, è stata resa ancora più caratteristica dalla genialità, dalla fantasia e dalla dedizione dei giovani della chiesa Madre che, oltre a disporre drappi, veli ed elementi architettonici appositamente creati, hanno pure animato la cascata di petali di rose in grado di conferire all’intera cerimonia un fascino insostituibile. Petali di rosa che costituiscono una speciale cornice durante il ritiro della preziosa tenda in filet, appositamente realizzata nel 1928, che, tra la commozione dei fedeli, svela a tutti il simulacro dell’Addolorata segnando, a tutti gli effetti, l’inizio gioioso della festa. Subito dopo è stato cantato l’inno composto da monsignor Francesco Rimmaudo e musicato dal maestro Alfio Pulvirenti nel 1910. Ad animarlo uno stuolo di voci bianche che ha dato voce all’accorato “Salve alla Madre” da parte di tutti i fedeli presenti. A seguire la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo della diocesi di Ragusa, mons. Giuseppe La Placa. Oggi, intanto, è giorno di festa. Tra gli altri appuntamenti, alle 17 la solenne celebrazione eucaristica in chiesa Madre che sarà presieduta dal sacerdote Antonio Baionetta. Subito dopo, il venerato simulacro dell’Addolorata, posto nel magnifico baldacchino ligneo, esce dalla chiesa Madre e accompagnato dai suoi devoti portatori fa il trionfale ingresso in piazza fonte Diana, dove è accolto dalla moltitudine dei cittadini che gremiscono la piazza. Il sublime coro delle voci bianche, schierato sul palco in divisa bianca e blu, dopo mesi di prove, esegue il tradizionale canto dell’Inno, scritto nel 1910 da mons. Francesco Rimmaudo e musicato dal maestro Alfio Pulvirenti. E’ il momento più atteso della festa. Al termine del canto sorge spontaneo il grido di “Viva Maria” e il lancio di coloratissimi volantini, l’interminabile “moschetteria” e lo sparo di fuochi d’artificio enfatizzano ancora di più il carattere festoso di questo straordinario momento. Da lì si snoda la lunga processione per le vie della città, dove la Madonna è salutata dai balconi, per l’occasione appositamente addobbati, con il lancio di petali di rose e fiori di maggio.