Ha iniziato dai servizi sociali, spiegando che nessuno che chiedeva un auto è tornato a ‘mani vuote’ da Palazzo San Domenico. Per tutti un “progetto”, anche prestiti ‘sulla parola’ per far fronte alle criticità del momento.
Poi un lungo elenco di cose fatte, fino alla situazione finanziaria: “Dopo 9 anni dissesto finanziario dichiarato nel 2012, il Comune di Modica non è in anticipazione liquidità dalla banca tesoriera”.
Una sorta di buona eredità per chi verrà dopo di lui: “Gioverà alla prossima amministrazione, potrà portare avanti l’attività amministrativa in scioltezza, senza l’angoscia dei primi anni” che la sua giunta, ha spiegato, ha vissuto per “potere tenere in piedi l’attività amministrativa dell’ente”. Ha concluso ribadendo l’immagine di un sindaco assieme alla gente, affermando poi: “Modica è cresciuta, è cambiata, è la casa di tutti, la mia la nostra, la vostra”.
Ignazio Abbate ha confermato le proprie dimissioni dalla carica di sindaco di Modica (con un anno di anticipo rispetto alla fine del secondo mandato) con una sorta di comizio-monologo che era stato annunciato come conferenza stampa. Nessuna domanda da parte durante la lunga elencazione delle cose fatte. Solo un lungo applauso, probabilmente di assenso.
Abbate, che ha sempre riscosso un grande seguito nella propria città, sa che ora davanti si trova una sfida fondamentale: o Palermo o, almeno per il momento, nessun ruolo rilevante in politica. Per questo ha atteso, ha tentennato, ha protocollato le dimissioni il 18 aprile ma ha atteso fino all’ultimo per confermarle.
Andrà con l’Udc, in una lista del presidente, in una corsa in cui ancora non si ha nulla di certo.
Per Modica inizierà una lunga fase commissariale: resterà il consiglio comunale, mentre sindaco e giunta saranno rappresentati da un commissario che dovrebbe arrivare tra una decina di giorni o poco più.