Le molte facce del fenomeno della tratta. La cooperativa Proxima Ragusa, che da anni si occupa di progetti volti a contrastare lo sfruttamento lavorativo e sessuale, si è impegnata a mostrare le diverse sfaccettature di una piaga molto complessa. In particolare, durante l’azione di sistema portata avanti in Nigeria e rivolta a sensibilizzare la popolazione sul fenomeno della tratta, le operatrici di Proxima hanno avuto la possibilità di visitare la casa principale del piccolo villaggio di Orogho, a due ore da Benin City. Si tratta di un luogo dove usualmente si incontrano le persone che hanno così la possibilità di affrontare le questioni che riguardano più da vicino i componenti della comunità. “Parlando con i presenti – spiegano le operatrici di Proxima – è come se avessimo riscontrato un evidente interesse sulla tematica anche se è stato difficoltoso fare comprendere a ciascuno di loro i veri pericoli della tratta. Parecchi tra quelli presenti, infatti, si confrontano con gli altri presenti sul territorio e vedono coloro che possono contare su chi ha qualcuno in Europa come colui che può permettersi di comprare delle cose che a loro sono negate. E’ come dire che la tratta in qualche modo viene sopportata”. Ma c’è di più. C’è chi fa proprio dichiarazioni controcorrente rispetto al sentire comune. “La tratta è accettata dalle comunità perché è ciò che porta il pane sulle tavole” ha dichiarato Roland Nwoha, presidente dell’associazione Idia Renaissance che da anni promuove progetti volti alla lotta alla tratta a Benin City. Insomma, una situazione che deve essere monitorata in maniera sempre costante perché il fenomeno è in rapida e continua evoluzione.