I risultati shock dell’indagine a Vittoria: violenza sulle donne fatto ‘naturale’

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Presentato ieri mattina, nella sala conferenze dell’ospedale “R. Guzzardi” di Vittoria, il progetto “Greta” dell’associazione Donne a Sud.  Una corposa indagine sulla percezione della violenza di genere nel territorio di Vittoria dedicata a una minore seguita nel delicato percorso di uscita dalla violenza e della quale i genitori, in un primo momento, non avevano ben compreso la natura del malessere. La violenza, infatti, ha mille volti. Le vittime possono reagire in diversi modi. Per questo è importante conoscere e capire, e il lavoro condotto dalle volontarie del centro antiviolenza di Donne a Sud è partito, nel 2019, proprio dalla volontà di indagare a fondo il fenomeno per suscitare una riflessione che sfoci in politiche di intervento mirate ed efficaci. Mille i questionari anonimi somministrati in strutture pubbliche e private, 582 (162 maschi e 420 femmine dai 23 ai 91 anni di età) quelli correttamente compilati e utilizzati ai fini dello studio.  

Alla presentazione del report, che ha il patrocinio gratuito dell’ASP, hanno preso parte il direttore sanitario, Raffaele Elia e Giovanni Di Natale, dirigente medico della Direzione Sanitaria del P.O. Hanno portato i propri saluti il sindaco di Vittoria, Francesco Aiello, e il dirigente del Commissariato di P.S. di Vittoria, Alessandro Sciacca. In videocollegamento l’avvocata Rossana Caudullo, rappresentante legale dell’associazione Donne a Sud, che ha aperto i lavori poi proseguiti con le relazioni di Valentina Battaglia, assistente sociale specialista, e di Deborah Giombarresi, psicoterapeuta.

È stato un lavoro complesso e rallentato dalla pandemia, – spiega la dr.ssa Giombarresi – ma nel quale abbiamo creduto molto. Abbiamo posto agli intervistati domande delicate, e chiesto se abbiano mai subito violenza, da parte di chi e con quali modalità. Abbiamo chiesto se siano mai stati testimoni di fatti violenti e cosa può fare una persona per uscire dal tunnel dei maltrattamenti, e molto indicativa, in questo caso, è stata la risposta. Lungi dal promuovere l’attività dei centri antiviolenza, si preferisce parlare con familiari e amici, facendo proprio il motto secondo cui “i panni sporchi si lavano in casa”, e denunciare solo in casi estremi. Abbiamo scoperto che in molti casi la violenza, soprattutto quella verbale e psicologica, è considerata quasi un effetto collaterale dello stare insieme. E’ come se fossero accettati come naturali, soprattutto dopo tanti anni in coppia, qualche ceffone o qualche pesante insulto, o che il marito vieti alla moglie di lavorare. E il report ci mostra dati ufficiali, che non tengono conto del sommerso e della situazione che vivono gli invisibili, le donne extracomunitarie, tra le quali spesso anche lo stupro è accettato come una conseguenza del vivere da sole lontane da casa. Tutto questo non è normale, e fotografa una situazione nella quale occorre agire subito e bene. Da questo report parte proprio questo lavoro che speriamo di proseguire in rete con ASP, forze dell’ordine e istituzioni a tutti i livelli».  

«Mi complimento con il team che ha realizzato il progetto “Greta” dedicato alla violenza di genere – ha commentato il direttore sanitario aziendale dell’ASP di Ragusa, Raffaele Elia, intervenendo per portare il saluto dell’Azienda Sanitaria che, tra l’altro, ha patrocinato l’evento. «L’Azienda Sanitaria Provinciale di Ragusa ha avviato, nei Pronto Soccorso degli Ospedali, sin dal 2013, un percorso di accoglienza riservato a tutte le vittime di violenza e che vivono in situazioni di vulnerabilità, denominato Codice Rosa. A distanza di anni, si è reso necessario differenziare alcuni percorsi assistenziali per una più adeguata gestione della vittima. Ciò permette alla rete Codice Rosa di erogare risposte sanitarie adeguate e omogenee, anche in emergenza, mediante percorsi specifici dedicati ai diversi target: donne, bambini, persone discriminate. Inoltre, sono numerose le attività che l’Azienda svolge per prevenire il fenomeno della violenza di genere.»