Il mondo cambia quando cambia chi ce lo racconta

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Ho poche certezze sul mondo in cui viviamo adesso. Una è questa: non è concesso avere dubbi, su niente. Le sentenze vanno pronunciate tutte d’un fiato, tra una parola e l’altra non c’è spazio per l’esitazione. Stare da una parte o dall’altra è questione di secondi, di attimi.

Capita così che schierarsi diventi fondamentale semplicemente per non essere biasimati. Ché, oggi, essere oggetto di biasimo è molto più grave e spaventoso di appoggiare una causa senza conoscerla. Senza sapere di cosa sia figlia, di chi sia madre.

Naturalmente, ci si deve schierare anche nella grande arena del femminismo. Ed ecco che, a un primo sguardo, siamo circondati da presunti femministi e femministe per cui – figuriamoci! – la parità dei sessi è fondamentale, ma solo ad alcune condizioni, è chiaro.

Le donne devono avere le stesse opportunità degli uomini, ma a patto che siano occidentali, preferibilmente borghesi, accondiscendenti, sorridenti, se è possibile ammiccanti.

La selezione, quindi, diventa l’esercizio quotidiano che dobbiamo imporci. Riconoscere chi si schiera per comodità e chi lo fa in nome di una lotta, una lotta vera. Scindere, insomma, ciò che è lotta da ciò che non lo è.

Perché la lotta è sempre politica e la politica – quella delle piazze, delle parole, della ribellione – deve essere di tutti. Deve essere di tutte.

La selezione – però – alla soglia dei vent’anni, può essere un’attività molto faticosa, spesso scivolosa.

A vent’anni arriva un momento in cui, mentre giochi a mangiarti il mondo, è il mondo che, all’improvviso, sembra avvicinarsi a te al punto da sbranarti. E ogni certezza crolla.

Tra queste c’è anche la certezza che nella tua testa ha sempre avuto questo suono: le mie paure non sono anche quelle di un maschio. Devo faticare di più per ottenere meno, semplicemente perché il mondo è costruito così, è costruito a misura d’uomo.

Lo hai sempre pensato, lo sai, lo hai studiato sulle parole delle scrittrici che ti hanno reso ragazza quando eri ancora bambina.

Eppure, un tarlo si fa strada lento, silenzioso: e se non fosse così? Se le mie paure fossero anche quelle di un uomo e la fatica fosse la stessa? Se fosse tutto solo nella mia testa?

Ma nessun tarlo arriva per caso. Ogni dubbio, questo dubbio, diventa forte per un motivo, anche se all’inizio non lo capisci. Ti rendi conto, a un certo punto, che la fortuna di essere ragazza e avere vent’anni in questo strano periodo in cui tutti siamo connessi è che anche quando pensi di essere sola di fronte al mondo affamato e pensi di aver perso la fame, la forza, sei circondata da una rete.

Una rete di persone, di ragazze, a cui la narrazione del mondo costruito a misura d’uomo risuona in testa proprio come accade a te.

Ascoltate le stesse parole coraggiose e arrabbiate e avete gli stessi occhi lucidi, che brillano di una forza che sembra poter esistere solo dentro questa rete.

Ecco il motivo per cui ti sei messa in tasca questo punto di domanda: renderti conto che non sei sola, che il mondo non vuole mangiare solo te, che la fame può tornare se ti circondi delle persone giuste. Che, no, non è tutto nella tua testa. Le scrittrici che ti hanno resa ragazza avevano ragione.

Solo grazie a questa rete di ragazze finalmente rumorose, a vent’anni ti rendi conto di non essere un foglio bianco. Come scrisse Caroline Kaufman, ti rendi conto di essere “una prima stesura”, pronta per essere rivista e corretta. Ma tu non hai scritto nemmeno una parola.

Capisci che i tuoi pensieri sono solo in parte tuoi, perché sono frutto di un punto di vista sempre solo maschile.

I libri che hai letto, la filosofia a cui ti sei appassionata, le verità che hai ascoltato sono sempre state quelle di uomini. E tu non le hai mai messe in discussione. C’era un’altra fetta di mondo che rimaneva in silenzio e non te ne sei mai accorta.

Usando le parole di Elena Ferrante, non hai mai rovesciato i libri contro se stessi, li hai sempre subiti. Non hai mai ascoltato quella voce che ti diceva che il mondo, per come ti era stato raccontato fino a quel momento, non era il mondo che vedevano tutti, che vivevano tutte.

E ora capisci: ecco come si pensa, ecco come si pensa contro.

Sofia Ferra