L’8 marzo si celebra la “Festa della Donna” – ne parliamo solitamente così – e sempre più sta diventando una festa commerciale in cui le donne ricevono mimose e vanno a cena fuori con le amiche.
L’8 marzo, in realtà, è la data in cui si celebra la Giornata internazionale dei diritti della donna.
Una rapida ricerca sul web permette di comprendere le origini, il significato e le riflessioni – sociali e politiche – legate a questa celebrazione. Ma quello che cattura la nostra attenzione è la parola “diritti”.
Se si parla di diritti specifici, si indica la necessità di tutele specifiche, proprie dei soggetti deboli e delle minoranze.
Quali sono i diritti delle donne che dovremmo riconoscere e quindi celebrare? Ne cito due soltanto, anche se l’elenco potrebbe essere ampio e articolato.
1) Il diritto al lavoro
In Italia le donne continuano ad essere le prime escluse dal mondo del lavoro.
Nel 2020 solo il 49% delle donne aveva un lavoro (la media europea è di oltre il 60%) e la mancanza di un lavoro è un problema che riguarda maggiormente le donne più giovani e quelle che vivono nel Sud Italia. Tantissime poi sono le donne costrette ad accettare lavori part-time o sottopagati anche se avrebbero capacità e competenze per accedere a impieghi full time più qualificati [Bilancio di genere 2021, Dipartimento della ragioneria generale dello Stato].
Non c’è solo la difficoltà di trovare un lavoro, ma anche di poter conciliare il lavoro con gli impegni familiari. La cura della famiglia è ancora prevalentemente a carico delle donne che non sono agevolate da politiche sociali mirate.
Discorsi già sentiti? Sì, certo, da molti anni. Ma se se ne parla e non si agisce, continueremo a parlarne ancora.
2) Il diritto alla libertà e alla vita
In Italia la vita delle donne non è tutelata.
Nel 2021 sono state uccise 116 donne, 68 dal partner o dall’ex, e a queste vittime si aggiungono quelle che subiscono violenze e abusi quotidiani.
E questo nonostante l’introduzione di una legge recente [Legge 69 del 19 luglio 2019] che prevede alcune aggravanti per questi reati.
Se le donne sono un soggetto debole, una minoranza – seppur non numericamente -, la riflessione di tutte e tutti noi, donne e uomini, deve estendersi e interrogarsi sulla negazione ulteriore dei diritti di quelle donne che sono minoranza nella minoranza.
Le donne migranti, sfruttate, abusate e schiavizzate.
Le donne con disabilità, escluse dalla società, dal lavoro e, spesso, violate.
Le donne lesbiche e le donne transex, che per buona parte della politica e della società semplicemente non esistono, se non per discriminarle, negarle, aggredirle.
Ricordiamo bene il disonorevole comportamento dei nostri Parlamentari il 27 ottobre dello scorso anno, al momento dell’esito della votazione su DDL Zan, una proposta che aveva l’obiettivo di estendere la norma sui reati d’odio a discriminazioni verso la comunità LGBTQI+, le donne e le persone con disabilità.
L’8 marzo festeggiamo il nostro essere donne, le nostre capacità, le nostre competenze.
E tutti i giorni non dimentichiamo di essere chi siamo e come siamo, non dimentichiamo di rivendicare i nostri diritti.
Elvira Adamo