“Intollerabile il ritorno alla guerra, servono risposte ferme. Ma serve, soprattutto, porre fine alle grandi sofferenze che sta subendo il popolo ucraino e abbattere, di conseguenza, i rischi estremi di un allargamento del conflitto”. Il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, commenta così, in linea con quanto dichiarato dai vertici nazionali della confederazione, quanto sta accadendo in queste drammatiche ore “anche per fronteggiare – aggiunge – l’impatto di questa drammatica crisi su cittadini e imprese a causa, in particolare, di ulteriori impennate dei prezzi dell’energia”.
“Un’analisi più approfondita sulla questione economica, fermo restando che, al momento, però, la priorità è che si arrivi al “cessate il fuoco” per scongiurare la perdita di altre vite umane – aggiunge Manenti – ci fa riflettere su ciò che ci siamo lasciati alle spalle: nel periodo precovid, in termini di presenze, nel 2019 i turisti russi che hanno scelto la nostra isola come meta per le proprie vacanze sono stati intorno a 400.000 ed hanno speso nei nostri confini regionali qualcosa come 35-40 milioni di euro, pari al 2,2% della spesa dei viaggiatori stranieri in Sicilia. I russi, insieme a quelli americani, sono tra i turisti che spendono di più. Siamo fortemente preoccupati per le ripercussioni che le tensioni causate dalla guerra alle porte dell’Europa avranno sulla ripresa del nostro sistema economico. Ne soffrirà il nostro export, ma anche lo shopping, oltre che il turismo. Anche per questo è importante che si estingua il rischio dell’accanirsi di un conflitto che nuocerebbe al mondo intero”.
In più, il comparto dell’ingrosso alimentare segnala che l’impennata dei prezzi del frumento (l’area Russia-Ucraina è tra le maggiori per le forniture di grano e mais) avrà ricadute pericolose nel settore delle produzioni e trasformazioni alimentari. “Questa situazione – conclude Manenti – va a sommarsi alla già grave crisi energetica che da mesi ci sta colpendo. Gli aumenti del grano, del carburante e di tutte le materie prime rischiano di compromettere la buona crescita che in Sicilia si stava, a fatica, registrando, spostando ulteriormente l’orizzonte del ritorno alla normalità”.