“La Gifra, la Gioventù francescana, era il suo grande amore”. Fra Pietro Giarracca ha pronunciato il suo ringraziamento tra le lacrime al termine del funerale di fra Vittorio Midolo, il sacerdote cappuccino morto a 39 anni a causa di una malattia che a lungo lo ha logorato nel fisico, ma mai nell’intimità del suo cuore. I funerali sono stati celebrati ad Augusta, città in cui si trovava da alcuni anni.
Ma aveva compiuto la propria formazione anche tra Ragusa e Modica, dove in tantissimi lo piangono.
A presiedere il rito è stato l’arcivescovo di Siracusa, monsignor Franco Lomanto. Dopo presentato il cammino di formazione di fra Vittorio, ha ribadito il suo amore per i giovani “a cui ha dedicato la gran parte del suo ministero”.
Aveva una “spiccata propensione per la musica e i mezzi di comunicazione sociale”.
E anche per lo studio: si era molto appassionato alla figura di un novizio cappuccino, vissuto nell’800, e morto a soli 22 anni.
“Colpito dalla figura di fra Giuseppe Maria da Palermo, tanto di avere avuto in eredità sorella morte nella stessa maniera, per malattia, e in giovane età”.
L’arcivescovo ha ricordato il grande legame con la sua famiglia religiosa e con la chiesa diocesana di Siracusa, e ha aggiunto: “Ammiriamo la sua grande voglia di vivere, che si esprimeva nella tenacia con cui affrontava malattia”.
È stato un suo confratello a leggere il testamento spirituale, in cui fra Vittorio ha ringraziato per ogni persona incontrata nella sua vita, a partire dalla sua famiglia: “Ogni passo è stato custodito dalla relazione con Dio e fratelli… ogni volto è impresso nella mia mente e nel mio cuore, per ognuno di voi sono grato a Dio”…
“La vita è una grande storia d’amore: amare ed essere amati sono le ali che innalzano uomo verso alti orizzonti. E se l’amore è totale e gratuito raggiunge l’amore divino…”.
“Nella mia esperienza, la sofferenza è stata risorsa e maestra, capace di farmi assaporare gli attimi di eternità che la vita ci regala... ho avuto tanti cirenei, ma il primo è stato il Signore”.
E infine un appello, soprattutto ai giovani: “Riflettete sul valore della vita, dono prezioso che abbiamo il dovere di custodire… spesso viviamo come treni in corsa e non vediamo il mondo che ci circonda, le necessità fratello.. arrestiamo la corsa… solo quando il mio sguardo ha incrociato quello degli ultimi ho vissuto veramente momenti di beatitudine… che il frutto della mia vita possa essere accolto da quanto mi amate…”.
Una giovane della Gifra ha ringraziato fra Vittorio per la sua presenza, anche nella malattia: “Sorella morte ti ha abbracciato e ti ha fatto scendere dalla croce…”.
Una suora ha ringraziato per l’aiuto di fra Vittorio con i ragazzi della comunità Horeb: “Ci ha donato tanto con la sua presenza francesana…”. Ha ricordato le messe nella stanzetta dove trascorreva le sue giornate, in quella scrivania diventata tavolo da lavoro, mensa e altare: “In quella stanza era presente veramente il cielo”.
Poi le parole di fra Pietro Giarracca, ministro provinciale dei frati Cappuccini di Siracusa (in cui rientrano anche Augusta, Gela, Modica, Ragusa). Che ha concluso tra le lacrime: “Custodiamo quanto Vittorio ci ha donato e rendiamo grazie a Dio per il dono della sua vita”.
A portare a spalla la bara, in legno grezzo con sopra la stola, la parola di Dio e le costituzioni francescane, sono stati alcuni confratelli.