Dopo nove anni arriva la parola ‘fine’ sulla vicenda giudiziaria che aveva visto coinvolti Nanni Frasca e la sorella Chiara denunciati dall’avvocato Michele Savarese, che si era poi costituito parte civile. Erano accusati di diffamazione aggravata in concorso in relazione ad alcune frasi che Nanni Frasca, avvocato e candidato al consiglio comunale, e la sorella Chiara, ingegnere, scrissero su Facebook e sul sito internet del candidato. Frasi rivolte al presidente del seggio, Michele Savarese. Ben cinque giudizi con altrettante assoluzioni per Nanni e Chiara Frasca. Come si legge nella sentenza di Cassazione, l’origine delle aspre critiche parte dal fatto che “nello svolgimento dei controlli da parte del comitato elettorale centrale, dopo lo spoglio, ci si accorgeva di alcune discrepanze, dovute ad un errore nella copiatura dei registri elettorali” – nei dati comunicati dal seggio presieduto da Savarese – tra i voti di lista e i voti dei singoli candidati.
Il mancato riconoscimento di questi voti avrebbe potuto danneggiare Nanni Frasca.
Queste le premesse. A quel punto iniziò lo scambio di commenti tra i fratelli. E la decisione di Savarese di querelare ritenendo accusatorie tali affermazioni. Tesi smentita, però, dai giudici, in modo definitivo. Il procedimento ha preso due strade diverse: quello di Nanni Frasca si è concluso con sentenza definitiva in Appello. Per Chiara Frasca è arrivata qualche giorno fa anche l’assoluzione in Cassazione.
I giudici hanno stabilito che le critiche, per quanto ‘dure’, non erano rivolte a Savarese come persona o come professionista, ma nel ruolo di presidente di seggio per le discrepanze emerse nei conteggi.
Nanni e Chiara Frasca erano difesi dagli avvocati Luigi Stamilla ed Emilio Cintolo.
L’avvocato Savarese è stato condannato al pagamento delle spese processuali.