L’aria di casa nostra non è poi così buona. Il report di Legambiente

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Secondo il report di Legambiente relativo ai dati 2021 di 238 centraline per il monitoraggio dell’aria in 102 città capoluogo di provincia, l’aria che respiriamo a Ragusa presenta diverse criticità per quanto riguarda la presenza di polveri sottili.

Nonostante negli ultimi dieci anni si sia registrato un netto miglioramento della qualità dell’aria in Europa, compresa l’Italia, nelle ultime valutazioni annuali effettuate dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) è emerso come l’esposizione al particolato fine, soprattutto PM 2,5, causi circa 400mila morti premature all’anno nei 41 Paesi europei.

Se oggi diverse città italiane, soprattutto al Nord, sforano i limiti massimi consentiti di inquinamento dell’aria, la nuova revisione della direttiva UE sulla qualità dell’aria che si appresta ad essere attuata nei prossimi mesi rivedrà al ribasso i limiti normativi in funzione dei nuovi limiti OMS. Nel giro di pochi anni questi valori diventeranno vincolanti anche dal punto di vista legale e porterà all’avvio di ulteriori procedure di infrazione per gli Stati membri inadempienti, oltre quelle già in atto per l’Italia.

Per poter rientrare nei prossimi anni nei limiti più stringenti dell’OMS o valore suggerito dall’OMS per il PM10 (15 µg/mc) le città dovranno ridurre le concentrazioni mediamente del 33%, per il PM 2,5 addirittura del 61% ( 5 µg/mc), mentre per l’NO2 del 61% (inferiore a10 µg/mc).

Ragusa, se oggi è in regola con i nuovi limiti per l’NO2, dovrebbe invece ridurre nei prossimi anni del 35% le PM10 e addirittura del 67% le PM 2,5, la parte più fine delle polveri sottili e quella che desta maggiori preoccupazioni dal punto di vista della salute. Ciò smentisce l’opinione comune che l’aria a Ragusa è di buona qualità. Nel 2021 per le PM 2,5 Ragusa ha i livelli più alti in Sicilia ( 15 µg/mc ), è al quarto posto al Centro-Sud dopo Avellino, Napoli, Terni e Frosinone e al ventesimo in Italia, con valori più alti di Lecco, Forlì e Udine e uguali a Parma, Ravenna, Rimini, Trento e Bologna.

Un risultato che non giunge inaspettato considerato che circolano 74 auto ogni 100 abitanti (decimo posto in Italia per tasso di motorizzazione auto) e il trasporto pubblico locale è praticamente inesistente (ultimo posto in Italia per percorrenza di trasporto pubblico).

Secondo Legambiente, se si vuole porre rimedio ad una situazione che comincia a diventare preoccupante a livello sanitario occorrerà intervenire con urgenza a:

  • Ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo con quartieri car free, strade a 30 km all’ora, strade scolastiche, incentivazione della ciclopedonalità, micromobilità elettrica, ridisegno delle strade obbligando la moderazione della velocità;
  • Aumentare in modo consistente la dotazione del trasporto pubblico, esclusivamente elettrico;
  • Velocizzare la messa in esercizio della metropolitana di superficie;
  • Incentivare la mobilità elettrica condivisa (micro, bici, auto), anche nelle periferie, con corsie ciclabili pensate come una rete che si integra nel sistema urbano di mobilità sostenibile e non solo ai fini ludici come quella di Marina di Ragusa;
  • predisporre programmi di incentivazione alla mobilità attiva (bike to work, bike to school);
  • riconvertire gli impianti di riscaldamento a biomasse e a gasolio.