Se c’è un settore che più di altri ha subito pesantemente le conseguenze, non solo economiche, della pandemia, è senza dubbio quello dello spettacolo. Dopo il lungo periodo in cui si sono alternate chiusure di teatri, cinema e sale concerto e riaperture con restrizioni, la scorsa estate sembrava finalmente arrivato l’inizio della ‘ripartenza’. La cosiddetta quarta ondata ha invece prodotto nuove limitazioni, sia pure lasciando formalmente tutto aperto. La cancellazione di spettacoli, la sospensione delle attività, persino la chiusura a tempo indeterminato di locali in cui si fa musica dal vivo e teatro è all’ordine del giorno in tutte le città. In una realtà piccola come Ragusa, che non brilla certamente per la quantità, e qualità, delle proposte culturali, e dove quelle indipendenti e autogestite sono davvero l’eccezione, il silenzio di questi giorni è ancora più assordante che altrove.
Secondo Massimo Martines, musicista, insegnante e direttore artistico di The Globe, il live club ragusano che dalla sua apertura, a maggio 2019, ha offerto alla città, e continua a offrire nonostante tutto, un inedito e interessante programma di spettacoli musicali e teatrali, la situazione attuale è difficilmente sostenibile. “Il primo lockdown ci ha colto in un momento di piena crescita e affermazione di The Globe, annullando in parte il lavoro svolto durante l’anno precedente – racconta –. Attualmente le difficoltà sono di natura diversa: non solo organizzative, in considerazione delle misure preventive, ma anche ‘sociali’, visto il timore crescente del pubblico, e soprattutto economiche, poiché il decreto legge di Natale, in vigore fino al 31 marzo, ha di fatto vietato alle sale concerti la somministrazione di cibi e bevande. Proprio questo divieto rende impossibile, forse più del precedente provvedimento sulla capienza limitata, non solo la sostenibilità economica di un’associazione come la nostra, ma soprattutto una pianificazione che renda effettiva la vera e propria ripartenza. Gli spettacoli di musica dal vivo per poter essere realizzati necessitano di risorse, tempo e programmazione. Alla luce di così tante incertezze, gli operatori del settore ripiombano nello stesso buio in cui hanno navigato per quasi due anni.”
Sulle gravi difficoltà del momento presente concorda Rita Salonia, attrice e regista ragusana con un curriculum ricco di esperienze in Italia e all’estero: “La pandemia ha scoperchiato il vaso di Pandora, mostrando tutte le fragilità del settore. Abbiamo un problema culturale che non è stato risolto e la pandemia è stata l’occasione per mostrare quale grande e variegato popolo è quello di chi lavora in campo artistico e culturale in Italia, quante e quali sono diventate le sue sfaccettature. Il panorama è sempre più eterogeneo, una giungla di tipologie di contratti diversi. Abbiamo bisogno di una riforma seria, che si occupi dei problemi concreti. La situazione di adesso non fa che confermare quello che tutti temevamo, e cioè che le disparità sarebbero aumentate e che solo pochi si sarebbero forse salvati da questa specie di ecatombe. Questa situazione rischia di fagocitare almeno una o forse due generazioni tra attori e maestranze, perché è molto difficile andare avanti”.
Da parte delle istituzioni pubbliche, il sostegno alle iniziative culturali e agli artisti è considerato insufficiente se non irrisorio. “I sostegni sono bazzecole rispetto alle possibilità che c’erano prima o a quello che andrebbe fatto. Pochi spicci investiti qua e là fanno comodo, ma non è una visione politica ed economica che possa far immaginare qualcosa per il futuro. Manca la capacità da parte della politica di immaginare l’arte e lo spettacolo come un elemento del meccanismo dell’economia del territorio”, afferma Salonia. “Le istituzioni ancora una volta perdono l’opportunità di essere vive e presenti- aggiunge Martines -. Al contrario il nostro pubblico, seppur in forte calo, non manca di darci supporto anche in questo periodo complicato. Questo ci radica nella convinzione che è necessario portare avanti gli eventi culturali, la cui importanza è stata forse fin troppo sottovalutata. Noi abbiamo voluto mantenere in vita The Globe, nonostante le difficoltà oggettive, coprendo i costi di gestione. Soprattutto in un momento emergenziale non può e non deve mancare una proposta di resistenza culturale.”
Fare previsioni per il futuro è oggi un’impresa quanto mai aleatoria, e non soltanto per chi fa spettacolo. Si può però investire il tempo presente per prepararsi al dopo, quando verrà, e allenarsi ad affrontare una realtà in continua trasformazione con una prospettiva e capacità di risposta nuove, magari provando anche a fare rete tra chi opera nel settore dello spettacolo per cercare di uscire più forti dalle difficoltà, come suggerisce Massimo Martines.
La parola che ritorna nei discorsi di tutti, come un mantra, è ‘resistere’. “Al momento non riesco ad avere nessuna proiezione per il futuro perché la situazione è troppo altalenante, troppo ambigua – ammette Rita Salonia -. Credo che come si approccerà la gente nel post pandemia, anche se questo ‘post’ non si vede, dipenderà molto dagli artisti, da quello che vorremo fare noi, da quale linguaggio vorremo utilizzare e di cosa vorremo parlare. Quello che possiamo fare oggi è resistere e utilizzare questo tempo per cercare di fabbricare cose nuove.”