Di Rosolini: “Non deve passare il messaggio che è un virus più leggero”

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Si susseguono gli allarmi lanciati dai primari dei reparti Covid di diversi ospedali siciliani. Da un capo all’altro dell’isola, la situazione sta diventando giorno dopo giorno più difficile, al punto da essere in alcuni casi insostenibile, con reparti e pronto soccorso pieni e decine di pazienti Covid gravi in attesa, come avviene al Cervello di Palermo. L’altissimo numero dei contagi sta infatti riempiendo i reparti Covid di pazienti affetti da altre patologie ma risultati positivi all’ingresso in ospedale, il che crea problematiche nuove e complesse per il personale sanitario.

Com’è la situazione al Giovanni Paolo II di Ragusa? Secondo la dottoressa Antonella Di Rosolini, primario del reparto di Malattie Infettive, anche qui da noi è un momento difficile che desta forte preoccupazione. “Malattie Infettive lavora con 36 posti letto distribuiti su due reparti. Abbiamo distribuito i posti letto per intensità di cure: un reparto ha pazienti da subintensiva, l’altro da degenza ordinaria, ma sicuramente per poco perché il setting assistenziale che predomina è di subintensiva. E’ un momento difficile perché abbiamo la subintensiva satura e anche la rianimazione. Questo tipo di pazienti resterà ricoverato a lungo, anche per le comorbilità che hanno.”

Il problema dei pazienti con comorbilità e del rallentamento del turnover è dunque centrale anche a Ragusa. “Dobbiamo prepararci a un possibile scenario nuovo – prosegue Di Rosolini –: pazienti con altre patologie in acuto con positività al Covid che necessitano di assistenza specialistica per la patologia che li ha condotti in PS. In atto questi pazienti sono stati sottoposti ai trattamenti precoci contro il Covid per evitare la progressione di malattia.”

Per quanto riguarda il numero di pazienti vaccinati e non, 16 tra quelli ricoverati in Malattie Infettive sono vaccinati e 14 non vaccinati. “Questi ultimi sono i più gravi e sono tutti nella subintensiva. Dei vaccinati la gran parte ha praticato due dosi. Il resto una sola dose. Nessuno ha praticato la terza dose che, con i numeri che abbiamo, sta facendo la differenza. Dà maggiore copertura contro il Covid. Uno dei motivi per cui i vaccinati con due dosi si ammalano è legato al fatto che hanno comorbilità importanti. Abbiamo, ad esempio, diversi cardiopatici che sono arrivati in PS per cardiopatie in acuto senza sintomi da Covid.”

La situazione è preoccupante anche sotto un altro aspetto: “Il personale sanitario si sta ammalando, manca dal lavoro e chi resta, già stanco, ha un sovraccarico di lavoro non indifferente. Non deve passare il messaggio che è un virus più leggero perché, nonostante sia un virus meno aggressivo, si diffonde talmente tanto che farà aumentare la percentuale di pazienti con comorbilità mettendo in seria difficoltà gli ospedali. Cosa possono fare le persone? Non distrarsi dall’uso dei dispositivi e massima igiene delle mani”, conclude l’infettivologa.