In occasione dello sciopero nazionale della Polizia Locale indetto dal Sulpl, stamattina anche a Ragusa, in Piazza Matteotti, si è tenuto un presidio a carattere provinciale. Lo sciopero è stato proclamato a seguito della mancata riforma della legge quadro 65/86. Il nuovo disegno di legge, che era stato condiviso in fase di stesura con le parti politiche e le organizzazioni di settore e che aveva ricevuto l’approvazione all’unanimità dei Parlamentari, supportato anche dal richiamo della Commissione Parlamentare Europea indirizzato al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Interno e ai partiti politici, per porre fine alla discriminazione sul piano organizzativo e remunerativo attualmente esistente tra le forze di polizia ad ordinamento statale e la Polizia Locale, ha subito uno stop inaspettato nel passaggio al Ministero dell’Interno per l’ottenimento di un visto, da cui è uscito stravolto e depotenziato.
Le rivendicazioni dello sciopero sono tante: dalla riforma della legge quadro 65/86, ritenuta oramai superata, all’equiparazione alle altre forze dell’ordine sotto il profilo delle tutele giuridiche, previdenziali e assistenziali, dal contratto di diritto pubblico e dal riconoscimento di categoria di lavoro usurante, con tutto quel che ne consegue in termini di pensionamento, fino allo sblocco delle assunzioni e a una maggiore e più adeguata formazione del personale. “Anche se dipendiamo dall’ente locale – si legge in un testo fatto girare tramite i social – non siamo uguali, con tutto il rispetto, all’impiegato dell’anagrafe o a qualsiasi altro dipendente del Comune. Noi facciamo i turni, le notti, siamo reperibili, lavoriamo la domenica e nei festivi, siamo armati, indossiamo una uniforme. Il nostro luogo di lavoro è principalmente la strada e non l’ufficio, rischiamo la vita come la rischiano le altre divise. Piaccia o non piaccia, a tutti, noi siamo la Polizia Locale, la vera polizia di prossimità. Polizia nei doveri ma non nei diritti, purtroppo.”
La percezione di non essere adeguatamente riconosciuti per il lavoro svolto in favore della comunità serpeggia nella piazza, seppur espressa con toni e accenti differenti. “Siamo qui anche a Ragusa, così come i colleghi in tutte le parti d’Italia, per manifestare la nostra voglia di essere veramente utili ai cittadini – dichiara il Dirigente regionale del Sulpl, Giovanni Iannello Leone. – Si parla tanto di sicurezza e il problema c’è. Esiste una risorsa in Italia e siamo noi, gli eredi della più antica polizia che esista, che invece viene tenuta stranamente sott’acqua. Chiediamo di valorizzarci professionalmente per essere più utili ai cittadini in termini di sicurezza, di legalità e di comunicazione, perché alla fin fine siamo di fatto la polizia di prossimità, con una maggiore conoscenza del territorio. Pretendiamo la giusta formazione, pretendiamo le giuste tutele in termini di strumentazione e di natura previdenziale e assistenziale. Il nostro più grosso problema è che abbiamo dei corpi di Polizia Locale, in tutta Italia, con un’età media molto alta. Se a trent’anni si può e si deve pretendere un forte impiego esterno, dopo i sessanta la nostra utilità all’esterno è dubbia. Bisogna ringiovanire i corpi e prevedere percorsi comuni alle altre forze di polizia che a 62 possono andare in pensione, o per lo meno la possibilità per i più anziani di transitare in ruoli interni.”
Sulla necessità di assicurare una formazione professionale adeguata insiste anche Alessio Catalfamo, che da lunedì 17 assumerà l’incarico di nuovo Comandante della Polizia Municipale di Chiaramonte Gulfi in quanto vincitore di concorso pubblico per titoli ed esami. “La formazione professionale dovrebbe essere resa obbligatoria con delle scuole di formazione – afferma –. La Polizia Municipale potrebbe sicuramente offrire un maggiore controllo del territorio e quindi un miglioramento intanto della sicurezza stradale, anche avvalendosi di recenti tecnologie e strumenti di cui i corpi molto spesso vengono dotati, ad esempio per il controllo dell’uso di alcol e droghe. Molto spesso però l’utilizzo concreto di questi strumenti risulta difficoltoso per la carente formazione degli operatori. L’auspicio sarebbe la creazione di una struttura unitaria che garantisca la formazione e l’addestramento del personale. Molto spesso ci si trova a intervenire anche in contesti di risse, specie in orario notturno, dove la carenza di adeguata formazione e di strumenti di difesa mette in pericolo sia noi che la comunità.”
Il rischio corso dagli agenti di Polizia Locale è uno dei punti fondamentali della piattaforma dello sciopero. Tra le rivendicazioni c’è infatti il riconoscimento di “vittime del dovere, causa di servizio ed equo indennizzo in caso di decesso e gravi danni fisici subiti durante lo svolgimento del servizio”. La Polizia Locale conta 69 vittime del dovere, 6000 agenti feriti e 29 deceduti per Covid durante il servizio, come ricorda il Commissario di Modica Ignazio Bonomo: “Attraverso il ricordo dei nostri caduti possiamo far capire a tutti, alle istituzioni, ai politici, ai cittadini, qual è il nostro lavoro e i rischi che corriamo, non venendo adeguatamente tutelati. Noi spesso facciamo dei controlli congiunti con le altre forze di polizia, ma se veniamo feriti o uccisi riceviamo una tutela diversa, e inferiore, rispetto agli altri. Anche al di fuori di queste ipotesi, sono tanti i rischi che corriamo nell’adempimento del nostro dovere. Non possiamo non ricordare in tal senso Michele Liguori, il Comandante di Acerra morto di cancro dopo aver lottato da solo per anni contro le discariche abusive della Terra dei Fuochi”.