“In questo momento servono urgentemente coperte, lenzuola e in generale indumenti pesanti sia per i bambini che per gli adulti. Abbiamo bisogno di voi e la gente ha bisogno di noi. Tutti uniti ce la potremo fare!” Questo l’appello lanciato da Ornella Emmolo, instancabile volontaria del Centro del Riuso di Ragusa, allestito da quattro anni all’interno di un grande capannone nel Centro comunale di raccolta della zona artigianale.
L’iniziativa ha però una storia ben più lunga che risale a quarant’anni fa, quando Tina Vicari fondò Mecca Melchita, l’associazione che gestisce il Centro e di cui è attualmente presidente il figlio Carlo Dipietrantonio. Da allora non si è mai fermato il lavoro di raccolta e redistribuzione di beni di vario genere a tutte le persone che ne hanno bisogno. Negli anni, di pari passo con il diffondersi di una maggiore attenzione alla sostenibilità dei consumi, alla vocazione solidaristica si è affiancata quella ecologista. Riuso significa infatti ridurre al minimo gli sprechi, in contrasto con le logiche consumistiche e a tutela dell’ambiente. Non a caso a fianco dei volontari di Mecca Melchita c’è anche Legambiente, che ha fornito l’input iniziale per la svolta ‘green’ di questi ultimi anni.
Oggi il Centro del Riuso funziona con un’efficienza ammirevole. Basti considerare che riesce a soddisfare le richieste di circa cinquanta famiglie ogni mese, fornendo loro tutto quello che può servire, dagli indumenti all’oggettistica per la casa, dai giocattoli per i bambini alla bigiotteria, dai libri agli occhiali. Un assortimento davvero sorprendente, accuratamente disposto e catalogato, scaffale dopo scaffale, nelle diverse aree del capannone. L’effetto è quello di un grande magazzino ben fornito, con la differenza fondamentale che qui è tutto gratis.
Se i numeri di chi riceve sono significativi, non è nemmeno quantificabile il numero dei donatori, talmente tanti che si è dovuta limitare a soli due giorni, il primo e il terzo sabato di ogni mese, la possibilità di venire a consegnare la merce, per evitare di intasare i locali e di sovraccaricare il lavoro già di per sé enorme svolto dai volontari.
“Negli ultimi tempi – racconta Ornella – finalmente si è iniziato a capire che accettiamo solo cose utilizzabili e consegnate in modo ordinato e dignitoso, non stipate dentro sacchi di plastica, dove gli abiti si stropicciano e dopo un po’ fanno cattivo odore, ma preferibilmente dentro a cartoni resistenti e con l’indicazione della tipologia di merce, ad esempio taglie e tipologia di vestiti. Non si deve pensare infatti a questo centro come a un posto dove si fa semplice beneficenza. Qui vengono persone di ogni nazionalità, compresi molti ragusani, e non necessariamente in condizioni di indigenza. L’idea è quella del recupero di tutto ciò che può essere riutilizzato, evitando gli sprechi. Per fare un esempio, abbiamo anche un paio di sci e molti pattini, ma purtroppo non tutti sono ancora entrati nell’ottica del riuso. Molti preferiscono comprare, e anche questo deve cambiare. Il consumismo non fa bene a nessuno”.
Girando tra i vari reparti, colpisce quello dedicato ai bambini, forse il più fornito e senza dubbio il più colorato. “Questo è il reparto di cui vado davvero orgogliosa perché è uno dei più completi – spiega Ornella. – C’è di tutto, dai biberon alle scarpe, giocattoli, biciclette, ovviamente vestiti, seggiolini, passeggini. Noi tuteliamo tutti, ma soprattutto i più deboli, cioè i bambini.”
Fino a pochi giorni fa c’era anche l’angolo degli addobbi natalizi, che sono andati letteralmente a ruba. “Per questo Natale non faremo un’iniziativa qui. Coopereremo invece con Mecca Melchita, dove si stanno preparando i pacchi regalo che verranno distribuiti insieme al cibo – prosegue Ornella. – Non ha senso per me organizzare qualcosa di speciale per Natale, donare qui è normale, è quello che succede tutti i giorni.”
E se invece si volesse fare qualcosa per aiutare i volontari nella gestione del centro? Anzitutto si può mettere a disposizione il proprio tempo, facendo volontariato. Ma ci sono anche tante cose necessarie che spesso devono essere acquistate dai volontari stessi. Ad esempio i grossi pennarelli utilizzati per scrivere sui cartoni. Il desiderio di Ornella però è un altro, e non riguarda oggetti materiali: “L’amministrazione ha risolto prontamente il problema delle infiltrazioni dopo la visita del sindaco Cassì un mese fa. Ora però vorrei che il Comune coinvolgesse qualcuno, ad esempio le ragazze del Collettivo Ocra, per decorare le pareti e portare un po’ di luce in questo posto. È troppo squallido così, a me piacciono le cose colorate, non questo grigiume”.
E in effetti il grigio delle pareti contrasta con la varietà di colori e forme contenuti all’interno, ma soprattutto con lo spirito che anima il posto. Chissà che nel 2022 non arrivi anche questo, meritatissimo, regalo per un luogo che in città è un vero modello di buone pratiche.