L’ondata di maltempo che ha seminato distruzione e morte in Sicilia, causando enormi danni alle abitazioni e all’economia agricola, non lascia indifferente la Chiesa di Ragusa che, attraverso il vescovo, monsignor Giuseppe La Placa, si dice pronta a venire incontro a chi sta maggiormente soffrendo per questa situazione. «Esprimo vicinanza alle persone – dichiara monsignor La Placa – che hanno subito danni a causa dei fenomeni di queste ultime ore. Sono preoccupato per il ripetersi di queste situazioni estreme. È la natura che presenta il conto all’uomo, evidenziando la nostra incapacità di salvaguardarla e difenderla. Dobbiamo investire di più sulla prevenzione e sulla tutela del territorio e, ancor di più, dobbiamo porre rimedio, ognuno per le proprie responsabilità, ai cambiamenti climatici che sono alla base di questi fenomeni estremi.
Il territorio della provincia e della Diocesi di Ragusa sta pagando contributi altissimi ai cambiamenti climatici. Dopo un’estate caratterizzata da ondate di calore eccezionali e da incendi che, come ha denunciato lo stesso vescovo «hanno distrutto tanta bellezza», provocando siccità e mancanza di acqua nelle abitazioni, l’autunno sta apportando precipitazioni e fenomeni meteorici altrettanto estremi.
La Diocesi di Ragusa, nei giorni scorsi, ha celebrato proprio a Giarratana, dove in estate un’estesa area boschiva è stata inghiottita da un incendio, la Giornata del Creato. In quella occasione, il vescovo La Placa, rivolgendosi soprattutto ai bambini presenti, ha rimarcato come «la Terra, ormai stanca, ci sta dicendo che il conto alla rovescia è già iniziato», e che tocchi a ciascuno di noi, e in particolare ai ragazzi e ai bambini, far partire una «nuova “attenzione” al mondo, un nuovo rispetto della natura, del territorio e della terra che ci circonda» perché solo così «potremo cominciare a sperare in un mondo diverso, in un mondo migliore, in cui la terra diventi davvero il “giardino” da ammirare e da abitare con gioia, con amore, nella fraternità, da tutti noi». Nel corso dell’omelia di quella celebrazione, il vescovo ha usato parole forti, non esitando a definire «farisaico ed ipocrita» il comportamento dei “grandi” della Terra riuniti a Glasgow o di quegli imprenditori che non si fanno scrupolo di inquinare il territorio e smaltire i rifiuti in modo contrario alle leggi dell’uomo e di Dio. «La “casa comune” che ci è stata donata come un “giardino” da coltivare e custodire, non sembra più essere un luogo sicuro. È l’effetto della nostra “disattenzione” nei confronti del Creato». L’antidoto a questa disattenzione sono il senso di responsabilità e i nostri piccoli gesti quotidiani. E i cristiani hanno una responsabilità e un dovere in più.
«Questa distrazione – da parte di noi cristiani – diventa una distrazione colpevole se non “ascoltiamo” – sono sempre parole del vescovo La Placa – la nostra terra che comincia a presentarci il conto, a dirci che il tempo ormai si è fatto breve; diventa una “distrazione” colpevole se non cominciamo davvero con serietà, con costanza, a rispettarla e a custodirla».