«No, non sono un eroe. Cerco di rendermi utile». Così Totò Migliore, medico in pensione, rispondeva alla domanda del collega di Repubblica, Giorgio Ruta, che raccontava come vivono i migranti a Marina di Acate, «fantasmi nascosti tra chilometri di serre di giorno, accampati in tuguri la notte». Totò, per anni, al Presidio della Caritas diocesana, ha curato centinaia di persone, gratis. Ogni settimana immancabile al suo posto, nella piccola struttura di via delle Palme. Circa cinquecento viste l’anno. Lo ha fatto fino a pochi mesi fa, quando a causa della pandemia si è dovuto fermare, viste le sue condizioni di salute. Lo ha fatto a malincuore, si è sempre tenuto in contatto con i volontari. Questa notte, Totò ha preso la strada per il Cielo, per prendere posto tra i Giusti. Nell’intervista spiegava: «Facciamo il possibile per aiutarli, tra mille difficoltà, con pochi farmaci e problemi di comunicazione… Vengono a piedi o in bici, non hanno altri mezzi. Gli diamo qualcosa da mangiare, qualche vestito. E poi indosso il camice e prendo lo stetoscopio per fare il lavoro che ho fatto per quarant’anni». Il suo sogno? Vedere lo scaffale dei medicinali pieno. E così erano state avviate le raccolte di medicinali, che sistemava meticolosamente per poi darli a chi ne aveva bisogno. Per tanti anni medico al Pronto soccorso di Vittoria, il camice non poteva ‘appenderlo’ al chiodo. «Finire di lavorare non è facile, soprattutto se hai fatto un mestiere intenso come il mio. Così – raccontava – quando un mio amico mi ha detto che serviva un medico per l’ambulatorio ho detto subito sì, non me lo sono fatto dire due volte». Così concludeva l’articolo: Totò Migliore ha una parola di conforto per tutti, un dottore di campagna nell’inferno dei diritti negati. I migranti aspettano in fila dietro la sua porta, lo salutano con deferenza: No, non mi sono stancato di loro. Datemi solo i farmaci per curarli».
I funerali saranno celebrati domani, giovedì 11 novembre, alle 15, nella chiesa madre di Acate.