“Come cittadini, come genitori di persone LGBTI+, siamo indignati e addolorati per come vengono trattati i nostri figli.” Questa la reazione a caldo sulla tagliola caduta ieri sul DDL Zan di Anna Battaglia, presidente e portavoce di AGEDO Ragusa, associazione costituita da genitori, parenti e amici di uomini e donne omosessuali, bisessuali e transessuali che dedicano il proprio impegno sociale e politico all’affermazione dei diritti civili e del diritto all’identità personale. Dal 2009, AGEDO è diventata un punto di riferimento fondamentale a Ragusa per il movimento LGBTI+ e per tutte le persone che lottano per il riconoscimento dei diritti di tutte e tutti.
“Ieri in senato il DDL Zan è stato seppellito tra gli applausi e le dichiarazioni di giubilo di numerosi senatori e di alcuni alti prelati”, continua Battaglia. “Urla da stadio mentre si nega alle persone LGBTI+, alle donne e ai disabili il diritto di essere protetti dalla cieca violenza dell’intolleranza e della misoginia. In una Ragusa che ama di più il silenzio attorno a questi temi, dove gli attacchi omotransfobici anche di padri nei confronti dei figli restano coperti dal perbenismo e raramente denunciati, ci sentiamo soli e senza forze.”
Una grande opportunità mancata, quella di ieri, di far progredire il nostro Paese verso un livello di civiltà e giustizia che purtroppo ancora difetta. C’è chi tuttavia non considera questo stop alla legge come una sconfitta definitiva e guarda al futuro con determinazione e un filo di speranza. “Oggi è un brutto giorno ma non è la fine del mondo”, afferma Fiorenzo Gimelli, presidente di AGEDO nazionale. “Siamo stati uniti nel sostenere questa battaglia. Ricordo che tutti abbiamo sostenuto il NO ad accordi al ribasso e che meglio niente di una brutta legge. Spero che il movimento LGBT+ non si divida nuovamente e serri le fila. Proviamo a prendere l’iniziativa non solo subirla. Avanti.”
Se per il momento, dunque, la bandiera arcobaleno sembra essere stata ammainata, sul ponte non sventola bandiera bianca.