Il quadro fornito dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva un incremento percentuale dei nuovi casi in 8 Regioni e quello dei casi attualmente positivi in 13 Regioni.
Sono 13 le Province con oltre 150 casi per 100.000 abitanti: Caltanissetta (318), Ragusa (281), Enna (268), Cagliari (239), Siracusa (234), Trapani (195), Messina (185), Catania (180), Reggio Calabria (169), Sud Sardegna (167), Palermo (163), Prato (163) e Agrigento (156).
“I nuovi casi settimanali – spiega il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta – dopo la stabilizzazione della scorsa settimana, fanno registrare un lieve incremento visibile anche nella media mobile dei casi giornalieri, pur rimanendo sottostimati dall’insufficiente attività di testing e dalla limitata attività di tracciamento dei contatti”.
Seppur in maniera meno netta, evidenzia poi la responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe, Renata Gili, “continua a salire il numero dei posti letto occupati in ospedale: rispetto alla settimana precedente +16,2% in area medica e +19,1% in terapia intensiva”. Per l’area medica si collocano sopra la soglia del 15% Sicilia (19%) e Calabria (15,2%); per l’area critica sopra la soglia del 10% Sardegna (11%) e Sicilia (11%).
Sul tema vaccini, in generale, poi, il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta rileva il “crollo del 66,5% delle somministrazioni: la media mobile a 7 giorni è passata dal picco di oltre 592 mila del 28 luglio a poco più di 198 mila il 20 agosto” mentre sul fronte disponibilità tra dosi attualmente ‘in frigo’ e forniture annunciate entro la fine del mese si potrà contare “su 10 milioni di dosi di vaccini a mRna, sufficiente a riprendere le somministrazioni al ritmo precedente al crollo di agosto”. Per quanto riguarda l’obbligo vaccinale, “resta l’ultima possibilità” visto il persistere dell’esitazione degli over 50 le difficoltà ad attuare una strategia di chiamata attiva. E, infine, sulla terza dose “in assenza di test affidabili, i potenziali candidati possono essere individuati solo nelle persone a rischio di malattia severa (over 80, ospiti Rsa, immunodepressi, trapiantati e pazienti molto fragili) e negli operatori sanitari, maggiormente esposti al rischio di infezione”.